Marcello Carlino, nostro concittadino, è stato professore di Letteratura italiana contemporanea presso l’Università La Sapienza e autore di un saggio critico su Il deserto dei tartari.
lunedì 13 dicembre 2021
Dino Buzzati, scrittore giornalista e alpinista
Marcello Carlino, nostro concittadino, è stato professore di Letteratura italiana contemporanea presso l’Università La Sapienza e autore di un saggio critico su Il deserto dei tartari.
domenica 28 novembre 2021
A proposito del lupo
Quattro o cinque decenni fa, in Italia il lupo sopravviveva soltanto sull’Appennino. Complice il progressivo spopolamento delle valli di montagna il mitico predatore ha progressivamente allargato il suo areale: dapprima ha raggiunto l’Appennino tosco-emiliano, poi quello ligure, infine è tornato ad abitare, all’inizio degli anni duemila, le Alpi Occidentali da cui mancava da quasi un secolo, vittima della caccia a cui era stato sottoposto. La sua presenza su queste montagne ha riacceso un aspro contrasto tra ambientalisti da una parte e pastori e allevatori dall’altra. Questa storia è narrata in un bel libro di Marco Albino Ferrari dal titolo La via del lupo.
Il
lupo è il titolo di un
libro a fumetti di Jean-Marc Rochette edito
da L’Ippocampo: è la storia di una
lotta senza tregua tra un pastore e un lupo, un conflitto che sembra non
ammettere nessuna altra soluzione se non l’annientamento di uno dei due
contendenti. La grafica delle strisce è molto efficace e funzionale alla
vicenda: racconta una montagna severa e violenta e, forse proprio per questo,
affascinante. Interessante è la postfazione di Paolo Cognetti che ricostruisce
la storia della difficile convivenza tra uomo e lupo e prova a interpretare il
futuro della montagna: allo stesso tempo non ha dubbi chi sarà, tra i due
contendenti, a rimanere padrone delle valli alpine.
Paolo
Cognetti ha
pubblicato di recente il suo nuovo romanzo: La felicità del lupo per i tipi di Einaudi. Si ritrovano alcuni ingredienti che avevano caratterizzato
il suo precedente e fortunato Le otto
montagne: l’ambientazione in una valle ai piedi del Monte Rosa, il dualismo
tra un’alienante vita cittadina e la durezza di quella dei montanari, la
rigenerante fuga per sentieri d’alta quota. I personaggi si muovono in storie d’amore,
presente o passato, legate a un’incertezza alternativamente risolta o
accentuata dalla bellezza e dalla solitudine della montagna. Il libro è anche
una riflessione sul possibile futuro delle valli alpine dove la presenza dei
turisti e degli alpinisti è solo una piccola parentesi in un mondo ben più
complesso per chi le abita: una montagna che può apparire come banale cumulo di
sassi o come luogo dell’anima, “fatta in egual misura di realtà e desiderio”.
Le descrizioni dei boschi, delle acque che scendono a valle, della maestosità
dei ghiacciai, del mutare delle stagioni sono sempre coinvolgenti e danno
sapore alla narrazione. E poi c’è lui, il lupo, che non si fa mai vedere ma fa
percepire la sua presenza come se stesse sempre in agguato.
domenica 17 ottobre 2021
In viaggio con Hermann Hesse
giovedì 9 settembre 2021
L'eredità morale del Sergente
Daniele Zovi è nato sull’altopiano di Asiago e ha prestato servizio nel Corpo Forestale: era praticamente impossibile che il suo Autobiografia della neve non richiamasse lo spirito di Rigoni Stern in ogni pagina.
Nanni Settembrini, il personaggio di Enrico Camanni, richiama spesso ne La discesa infinita le sue letture preferite e non potevano mancare i racconti dello scrittore di Asiago.
lunedì 12 luglio 2021
Pubblicazioni sociali
Molti nuovi libri editi dal CAI si sono arrivati sugli scaffali della nostra biblioteca. Trattano di svariati aspetti delle attività del nostro sodalizio. Ve ne do brevemente conto.
“Montagna da vivere Montagna da conoscere
per frequentarla con rispetto e consapevolezza” è un bel volume di quasi mille
pagine, con molte belle foto, che tratta gli argomenti più svariati:
dall’organizzazione del CAI ai temi di etica, cultura e storia dell’alpinismo,
dalla difesa dell’ambiente montano alla posizione del nostro sodalizio sui modi
di frequentare la montagna, al bagaglio di conoscenze che dovrebbe avere chi si
avventura sui monti. Una sorta di piccola enciclopedia.
Sul numero
di giugno di Montagne 360 avrete probabilmente letto l’editoriale del
Presidente Generale Torti dedicato al volume fresco di stampa “Quintino Sella, lo statista con gli
scarponi – L’invenzione del CAI” a cura di Pietro Crivellaro. Inediti,
lettere personali, foto contribuiscono al ritratto un personaggio importante
per la storia d’Italia e fondamentale per il nostro sodalizio.
“Ciak, si scala – Storia del film di
alpinismo e arrampicata” di Roberto Mantovani racconta oltre un secolo di
cinema di montagna attraverso titoli più o meno noti che hanno caratterizzato
questo particolare genere cinematografico. Moltissime riproduzioni di locandine
e alcune suggestive immagini corredano il volume.
“Cordate vocali – I cori del CAI si
raccontano” raccoglie le storie, passate e presenti, dei cori del CAI,
raccontate una per una. Nella prima parte del volume, alcuni maestri di coro,
tra cui la nostra Giuseppina, ci introducono all’affascinante mondo del coro di
montagna.
La “Compendiosa relazione d’un viaggio alla
cima del Monbianco” è la copia anastatica di un libro raro e prezioso in
cui Horace Benedict de Saussure, famoso scienziato ginevrino e ispiratore della
conquista del Monte Bianco, racconta la sua salita al tetto d’Europa compiuta
nel 1787. Nell’introduzione, Alessandra Ravelli riassume brevemente la figura
dell’autore e racconta la storia di questa pubblicazione così importante per la
storia dell’alpinismo e di come la Biblioteca Nazionale ne sia venuta in
possesso.
“Steps – Giovani alpinisti su antichi
sentieri” di Sara Segantin e Alberto Dal Maso è una storia che vede
protagonisti cinque giovani e un cane, tra Yosemite e le Dolomiti Friulane. Dalle
celebri big walls americane alle più
familiari pareti del Friuli, il valore profondo dell’amicizia si confronta con
la fatica e la soddisfazione, la delusione e la gioia, i litigi e le risate.
Tra arrampicate vertiginose e percorsi infiniti nella neve ghiacciata, i
territori selvaggi vicini e lontani diventano spazi dove mettersi alla prova,
compiere scelte e superare ostacoli, imparando a rimanere uniti in qualunque
circostanza. In fondo la vetta più alta, il sentiero più bello, il vero
traguardo è stare insieme, è condividere il viaggio, è essere parte della
squadra.
Infine tre volumi tecnici dedicati alla sentieristica.
“Sentieri – Manuale tecnico per
l’individuazione, la segnaletica e la manutenzione delle reti sentieristiche” è
un bel volume che definisce le regole da seguire nella realizzazione di una
rete di sentieri con l’ausilio di molte foto e schizzi. A questo libro si aggiunge
un piccolo volume dal titolo “L’attività
dei volontari sui sentieri – rischi e indicazioni operative di sicurezza”:
sono solamente una quarantina di pagine che andrebbero lette prima di
accingersi alla cura e alla segnaletica dei sentieri. Infine “La sentieristica nella normativa e nella
giurisprudenza” di Gian Paolo Boscariol mi sembra una lettura piuttosto
impegnativa: l’impressione superficiale è che si tratta di un volume da tenere
in biblioteca e consultare alla bisogna.
domenica 4 luglio 2021
Un nuovo mistero per Nanni Settembrini
I lettori di Enrico Camanni, in particolare quelli che conoscono già il personaggio di Nanni Settembrini, si rallegreranno del suo nuovo romanzo uscito da pochi mesi. La discesa infinita, pubblicato nella collana Il Giallo Mondadori, racconta una nuova indagine di Settembrini, guida e capo del soccorso alpino di Courmayeur. A rigore non è un giallo vero e proprio, non c’è un delitto e non c’è un detective che indaga. In un autunno ancora tiepido, il ghiacciaio del Miage, ridotto al minimo stagionale ma anche a quello storico, restituisce i poveri resti di un alpinista. Settembrini, che li ha ritrovati, capisce subito che si tratta di un incidente avvenuto molto tempo fa ma sembra non esista alcuna denuncia di scomparsa nei registri del soccorso alpino. Il mistero lo intriga e prova a ricostruire l’accaduto partendo dalle flebili tracce a sua disposizione. Altro non si può dire della trama per lasciare intatto il piacere della lettura e della scoperta. In questo romanzo ho ritrovato il Camanni appassionato delle vicende storiche della montagna, l’autore di tanti libri in cui ha raccontato gli alpinisti del passato, la grande guerra, i ribelli che hanno caratterizzato la storia delle Alpi. Il ritmo della vicenda non è serrato, non ci sono alpinisti in pericolo da andare a salvare. Il tentativo di dare un nome ai poveri resti restituiti dal ghiacciaio è l’occasione per rileggere i rapporti tra uomo e montagna negli ultimi cento anni: la virilità fascista, gli entusiasmi del dopoguerra, i fermenti giovanili del post ’68, fino all’allarme generato dal riscaldamento globale reso evidente dal ritiro dei ghiacciai: è proprio un Miage sofferente del caldo estivo a divenire uno dei protagonisti del romanzo. Gli altri sono ben conosciuti da chi ha letto i precedenti episodi: l’ex suocero, prototipo del montanaro che vive isolato ma la sa lunga, le figlie sempre in contrasto con il padre, i genitori di Settembrini emigrati a Torino dal Sud che non capiranno mai il lavoro del loro figlio. E poi ci sono i turisti che affollano Courmayeur soltanto durante i periodi di vacanza: segnano una differenza incolmabile con i valori dei montanari ma danno loro da vivere, in un rapporto irrisolto ma necessario. Finisco col dire che questo romanzo racconta una storia con delicatezza, ci intriga col suo mistero e prova a scrutare nel futuro della montagna tra le preoccupazioni dovute al cambiamento del clima e alla speranza di una vita che nasce: sì perché, questo si può rivelare, Settembrini diventerà nonno.
domenica 30 maggio 2021
Molti nuovi titoli sui nostri scaffali
Molti nuovi libri sono arrivati o sono in arrivo nella nostra Biblioteca, anche grazie alla generosità dei nostri soci. Ne accenno brevemente per non eccedere nello spazio e abusare della vostra pazienza ma soprattutto perché non ho avuto il tempo di leggerli tutti.
Walter Bonatti, una
vita libera: immagini, oggetti e memorie, a cura di Rossana Podestà. È un bel volume di grande formato, con molte
immagini in cui il famoso alpinista è raccontato dalla sua compagna di vita. Questo
libro è stato cortesemente donato alla biblioteca da Antonio Martino che ce lo
ha presentato in una serata tenuta pochi mesi fa, purtroppo soltanto via web.
Innumerevoli sono le pubblicazioni sulla montagna più alta
della Terra. Ora abbiamo in biblioteca anche Everest: una storia lunga 100 anni frutto della penna di Stefano Ardito, grazie alla donazione
da parte di Nazzareno Massimiliani. Non è un libro squisitamente alpinistico
come si potrebbe pensare ma racconta la storia e la geografia della montagna a
partire dalle prime spedizioni conoscitive fino all’evoluzione di quelle moderne.
Sopra e sotto: storie
di montagna è un volume di Hans
Kammerlander, ormai datato di qualche anno. Qui il famoso alpinista
sudtirolese, amico di Messner, non indugia sulle sue notevoli imprese ma
piuttosto racconta con tono lieve le “scampagnate” con gli amici e i divertenti
aneddoti che gli sono capitati
Erri De Luca è un
autore ben conosciuto dagli appassionati di montagna ma non solo. In questo suo
ultimo libro A grandezza naturale la
montagna è appena accennata: attraverso racconti emblematici, l’autore indaga con
acume nel complesso rapporto tra padri e figli. Un ringraziamento a Melina
Biagi che ha donato questo volume alla biblioteca del CAI.
Paolo Rumiz è una
firma molto nota di reportage di viaggio. Triestino, nella maturità si è
innamorto dell’Appennino che come dice lui stesso “è diventata la mia seconda
patria”. È oriente risale a quasi
venti anni fa: il volume raccoglie scritti e impressioni dei suoi viaggi nei
paesi dell’Est Europa. Ben più recente è invece Il filo infinito: la statua di San Benedetto che si trova a Norcia ispira
a Rumiz una riflessione sull’importanza del messaggio benedettino nella
costruzione delle radici cristiane dell’Europa, nel momento in cui il nostro
continente è dilaniato da nazionalismi e populismi. L’inizio mi è sembrato
davvero strepitoso per la sua lucidità: ora seguirò Rumiz nel suo viaggio
attraverso i monasteri benedettini alla ricerca del filo che tiene unita l’Europa.
I molti che hanno conosciuto Paolo Cognetti per Le otto montagne ritroveranno ne Il ragazzo selvatico, suo romanzo d’esordio,
il tema della vita in montagna come ricerca di quel qualcosa di sé stessi che
la città non riesce a dare. Grazie a Nazzareno Massimiliani per il gentile
omaggio.
Ilaria Tuti è stata
ben apprezzata per il suo Fiore di roccia, storia delle portatrici carniche
durante la Grande Guerra. Ora abbiamo in biblioteca il suo romanzo d’esordio Fiori sopra l’inferno. Siamo sempre in
Carnia, ma in un paese immaginario ai giorni nostri: la piccola comunità locale
è scossa da efferati delitti ed è immersa in un ambiente sempre più cupo.
Toccherà al commissario Teresa Battaglia venirne a capo
Parete nord è un romanzo
a fumetti o, per usare un termine contemporaneo, un graphic novel. Ne trovate
una recensione sul numero di maggio di Montagne 360. Ancora un doveroso grazie
a Nazzareno Massimiliani.
Sul numero di maggio di Montagne 360 trovate anche la
recensione de La casa in montagna di
Caroline Moorehead. Il racconto
ruota attorno alle vicende di quattro donne, quattro partigiane, nella Torino
sotto l’occupazione nazista: la figura di maggior spicco è Ada Gobetti, vedova
di Piero. Una ricostruzione minuziosa degli avvenimenti e del contributo
decisivo delle donne alla Resistenza. Tutti i particolari riportati
scrupolosamente potranno interessare gli appassionati di quel periodo storico
ma devo onestamente dire che hanno reso la mia lettura pesante. Lo dono
volentieri alla biblioteca.
domenica 4 aprile 2021
Ristrutturare una baita in montagna e sfuggire al riscaldamento climatico
giovedì 18 marzo 2021
Autobiografia della neve
Autobiografia della neve di Daniele Zovi, edito da UTET, è un bel libro. Innanzi tutto, come oggetto fisico: ha una copertina rigida, una grafica accurata, bei disegni e foto particolari che rendono bene i colori e il silenzio della montagna invernale. Sono particolari non trascurabili per dare subito un’idea dei sentimenti che l’autore prova per la montagna e per la neve.
Zovi è nato
sull’altopiano di Asiago ed è stato ufficiale della Forestale: è uno che
conosce bene l’ambiente montano e di cui ne è innamorato. Il libro, come dice
il titolo, racconta le esperienze di una vita durante la stagione invernale,
quando la montagna è ricoperta di neve. Ogni capitolo è una storia a sé. Ci
sono racconti emozionali: alcuni risalgono all’infanzia quando la neve era un
gioco o all’adolescenza quando invitava alle esplorazioni; poi ci sono le sfide
della gioventù, vissuta sotto le armi, fino alla meraviglia che ancora dura
nell’età della maturità, al piacere del silenzio. Ci sono anche, però,
interessanti divulgazioni scientifiche: come si formano i cristalli di neve o
le pericolose valanghe oppure le tecniche che gli animali selvatici adottano
per resistere alle rigide temperature invernali: tutto ciò che ha ispirato un
uomo che nella neve c’è nato e ci ha vissuto. Ciò che non troverete mai è la
folla e il chiasso di una stazione sciistica: il libro racconta la neve di
altri tempi.
Quando si parla
di Asiago e di neve è impossibile non incrociare Mario Rigoni Stern. Il
“sergente” è citato più volte, appare anche di persona in un racconto. Ma non è
tutto qui: il suo spirito aleggia in tanti racconti, quando l’autore racconta
la vita delle contrade dell’altopiano dei Sette Comuni, nell’uso degli antichi
termini della lingua cimbra, nella cura, direi quasi devozione, con cui sono
descritti i boschi, gli animali, le piccole creature che popolano questa
montagna incantata.
In tempi di
forte preoccupazione per i cambiamenti climatici, il libro non poteva
trascurare la riduzione delle precipitazioni nevose e il ritiro dei ghiacciai e
le conseguenze che potrebbero diventare drammatiche in un prossimo futuro.
Allora affiora una dolce nostalgia per gli inverni di una volta.
martedì 9 marzo 2021
Due nuovi libri di Simone Moro
La nostra biblioteca ha acquisito due nuovi libri di Simone Moro: I sogni non sono in discesa (cortese omaggio di Gabriele Montori) e Ho visto l'abisso. Lascio la parola ad Arturo Pellegrini che li ha letti e recensiti per noi.
Ritengo Simone Moro il più grande alpinista
italiano del nostro tempo e uno dei più grandi a livello mondiale, inoltre la
sua vena di scrittore lo pone, a parer mio, come degno erede di Bonatti e di
Messner in quanto capace di essere come loro anche un sapiente e prolifico
autore, capaci di raccontare e farci vivere le loro avventure ed il loro modo
di concepire la vita e la passione alpinistica. Pensare che Simone, come ci
narra, a scuola era considerato dagli insegnanti un incapace, addirittura un
“dislessico”, un ragazzo distratto da tante occupazioni senza riuscire a
emergere in nulla. Ed è stata questa la molla che l’ha fatto poi impegnare con
infinita ostinazione per diventare il grande alpinista che è, il più forte al
mondo nelle durissime scalate invernali. Ed anche un buono scrittore, lui che i
professori tacciavano di scarso impegno e scarse capacità. Ora scrive libri in
proprio, senza ausilio di altri, magari durante le soste ai campi base per
maltempo o nelle pause tra una spedizione e l’altra, ed ha già scritto 11 libri
molto apprezzati.
I sogni non sono in discesa racconta non una singola impresa, come
in altri suoi titoli, ma ci fa conoscere quella che è stata la sua vita, il suo
divenire da ragazzo alle prime esperienze montanare agli ultimi successi che
hanno avuto eco in tutto il mondo alpinistico. Soprattutto è interessante
conoscere le sue motivazioni, la sua filosofia di approccio alla montagna, gli
allenamenti durissimi, la preferenza per spedizioni leggere, in stile alpino,
con pochi compagni o anche da solo. Lo vediamo giovane climber su falesie e
palestre di roccia, sulle prime montagne vere, le prime spedizioni himalayane,
le esperienze su cascate di ghiaccio, la predilezione ed il passaggio
all’alpinismo invernale. Lo seguiamo sul Lhotse, sul Fitz Roy in Patagonia dove
sfiora la morte per un volo in discesa, ci racconta la grande amicizia con
Anatolij Bukreev e l’angoscia per la sua scomparsa, le scalate col nuovo
compagno Denis Urubko, il Cho Oyu, il Nanga Parbat, le esplorazioni con vie
nuove al Baruntse, al Batura II, al Batokshi Peak, le salite in velocità con
Hervè Barmasse, la traversata dell’Everest in solitaria, la nuova amicizia con
Tamara Lunger e la prima invernale al Nanga Parbat, con la rinuncia di Tamara a
poco dalla vetta per non sacrificare i suoi compagni. Una lettura che ci fa
capire il personaggio meglio di altri suoi libri dedicati magari ad una impresa
in particolare.
Ho visto l’abisso, suo ultimo libro, inizia col racconto
del suo incidente all’attacco del Gasherbrum I nel Gennaio 2020: la caduta in
un profondo crepaccio, salvato dalla compagna Tamara che resta ferita ad una
mano per tenerlo con la corda e la conseguente rinuncia col rientro in Italia
nel primo periodo del Coronavirus. L’inattività dovuta alla pandemia consente
però a Simone di vivere finalmente un lungo periodo in compagnia del figlio
Jonas di dieci anni. Di questo tenero rapporto ci parla in molte pagine
alternate a riflessioni sulla sua vita di alpinista e ricordi del suo passato,
ci racconta la sua tenacia nell’inseguire dei risultati imitando nella
caparbietà il suo idolo Pietro Mennea, ci descrive avventure magari minori della
sua carriera ma da cui sempre ha potuto trarre esperienze ed insegnamenti, come
quando un edema lo bloccò sull’Everest, la rinuncia al Lhotse per salvare un giovane
inglese, la gioia del suo compagno Mario Curnis 66enne quando giunsero insieme
sulla vetta dell’Everest. Tanti momenti indimenticabili nella sua vita, ma
anche tanti “abissi”, tanti momenti bui da superare lottando e ripartendo, come
la valanga sull’Annapurna da cui è scampato per miracolo ma che gli ha portato
via l’amico Anatolij, come il “tradimento” di Denis, compagno di tante dure
scalate che lui sempre aveva trattato come un fratello.
Trapela dai suoi libri la personalità di
Simone, il suo modo di essere semplice e genuino; leggendoli si ha la
sensazione di conoscerlo e di diventare suoi amici, quasi fosse uno di noi,
magari un po’ più tenace nell’inseguire certi obbiettivi e un po’ più bravo
nell’andare per montagne.
martedì 19 gennaio 2021
Il Poirot della montagna
Sir Abercrombie Lewker è il personaggio creato dalla felice
penna di Glyn Carr, prolifico scrittore inglese con una consolidata
esperienza di montagna; i suoi romanzi gialli conoscono oggi una nuova
popolarità, a distanza di svariati decenni, grazie all’editore Mulatero che li
sta ripubblicando.
Sangue sul Monte Bianco è il secondo libro di Glyn Carr
che abbiamo in biblioteca (dopo Assassinio sul Cervino, di cui potete trovare
una recensione in questo blog scorrendo indietro fino allo scorso maggio). La
vicenda si snoda secondo i canoni del classico giallo nella “camera chiusa”,
nello stile di Agatha Christie per capirci: però non siamo sull’Orient Express
bensì sulla via normale al Bianco dal versante di Chamonix. Sir Abercrombie è un
attore shakespeariano ma anche esperto alpinista, durante la guerra ha lavorato
nei servizi segreti di Sua Maestà britannica e ha sviluppato notevoli capacità
investigative che lo rendono un brillante detective dilettante. Anche questa
volta risolverà un caso intricato: un incidente che forse non è tale. Lo farà
grazie alle sue conoscenze della montagna e alle acute deduzioni tratte dai
labili e controversi indizi che avrà a disposizione.
È un giallo e altro non si può rivelare per non togliere il piacere della lettura. Lettura che scorre veloce e piacevole grazie a diversi fattori: sicuramente l’abile costruzione dell’intreccio ma anche la precisa e coinvolgente descrizione dell’ambiente di alta montagna che non ha nulla da invidiare alle narrazioni di affermati alpinisti. E non solo: la storia è raccontata in prima persona da un giornalista che si ritrova coinvolto in una cordata che sale al tetto d’Europa, attratto da una bella ragazza e non certo dalla passione alpinistica; la descrizione degli ambienti e dei paesaggi è filtrata quindi da una visione scevra di infatuazione per la montagna che la rende più realistica, mettendo in luce più i pericoli e i disagi che la spettacolarità degli scenari. Il libro scorre piacevolmente anche per la caratterizzazione dei personaggi che, seppure un po’ stereotipata, rende la lettura divertente. Gli inglesi sono sempre impassibili anche nei momenti più drammatici dell’avventura: sir Abercrombie non perde occasione per infilare nel discorso una citazione di Shakespeare, suscitando l'ironia di sua moglie; a sua volta, Missis Lewker è intenta a rammendare guanti e calzettoni mentre il colonnello si occupa della sua pipa, mai scalfiti dal trambusto generale. Invece gli americani hanno un carattere rude e aggressivo che li porta facilmente a comportamenti sopra le righe. I francesi sono approssimativi e passionali e soprattutto assolutamente incapaci di preparare un buon tè.
In conclusione, se vi piace la montagna e il mistero che si risolve
grazie alla capacità di osservazione e alla finezza del ragionamento, questo è
il libro per voi.
lunedì 11 gennaio 2021
Cammini e sentieri
Cammini e Sentieri è una collana edita in collaborazione con National Geographic. Ringrazio Nazzareno che ha collezionato gli otto volumi, ora a disposizione della nostra biblioteca. Qui di seguito trovate la sua recensione
Vol. 2 - Le vie Francigene e Romee
Vol. 3 - Le Alpi occidentali
Vol. 4 - Le Alpi centrali
Vol. 5 - Le Alpi orientali
Vol. 6 - L’Appennino settentrionale
Vol. 7 - L’Appennino centrale
Vol. 8 - L’Appennino meridionale e le Isole