Abbiamo acquisito nella nostra biblioteca Il viandante, raccolta di scritti di Hermann Hesse edita da Mondadori
nel lontano 1993. Si tratta di racconti di viaggio che risalgono agli albori
del Novecento: sono viaggi compiuti prevalentemente a piedi, con l’ausilio del
treno nei percorsi più lunghi; soltanto negli ultimi anni l’autore viaggerà in
auto e in aereo.
Hermann Hesse è un erede della tradizione del Wanderer romantico, il viandante nell’accezione che questo termine
assume nelle terre di lingua tedesca: non si prefigge una meta, lo scopo del
suo viaggio è il cammino, sempre aperto a qualsiasi incontro, alla suggestione
di uno scenario inatteso, come anche agli inevitabili imprevisti che gli rivelano
un aspetto inconsueto dell’animo umano.
I luoghi descritti in questo volume sono diversi, dall’amatissima
Italia all’estremo Oriente: sarà proprio l’India a ispirare allo scrittore il
celebre “Siddharta”. L’appassionato di montagna che leggerà Il viandante troverà molti resoconti di
viaggi a piedi attraverso la Svizzera, che diventerà la sua patria di adozione
quando Hesse lascerà la nativa Germania. Questo territorio alpino ispira un
senso di meraviglia che lo spirito vagabondo del viaggiatore riesce a cogliere
in ogni frangente. In un racconto ricorda la sua prima folgorazione: in un’azzurra giornata di primavera
intiepidita dal föhn, mio padre mi condusse con sé per una gita. Quel giorno mi
si spalancarono gli occhi: vidi monti e boschi così trasfigurati e più
splendenti di quelli riprodotti sulle illustrazioni più belle e sentii per la
prima volta un amore pieno di stupore e di tenerezza […] che da allora ha
acceso in me sempre più spesso un irresistibile desiderio di peregrinare.
Hermann Hesse fu anche un pioniere dello sci: innamorato della
montagna invernale, racconta delle sue escursioni con quelle due assi di legno
ai piedi che erano una vera novità per l’epoca. In una lettera del 1911 dà
conto dei suoi primi tentativi da principiante e della fatica che gli costano
ma l’entusiasmo per questa pratica lo ricompensa ampiamente: sostare su un’alpe elevata accanto
a baite immerse nella neve fino al tetto, dove nessuno si fa vedere per otto
mesi all’anno e dove per un raggio di molte ore di cammino si estende un
incontaminato paesaggio di neve e domina la solitudine, è un’esperienza
incredibilmente bella.
Hermann Hesse compie i suoi vagabondaggi proprio in un’epoca in cui la
diffusione di nuovi mezzi di trasporto sempre più veloci cambia inesorabilmente
il modo di viaggiare e le agenzie cominciano a proporre pacchetti “tutto
compreso”. Ormai le peregrinazioni dello scrittore possono sembrare più
anacronistiche che mai. Nella sua prefazione al libro, Volker Michels nota però
che quanto più velocemente
ci si muove, tanto meno si vede. Oggi un escursionista attento, chi
è dedito al trekking, chi ama i cammini, religiosi o meno che siano, può
recuperare lo spirito del viandante e apprezzare lo spirito che caratterizzò i
viaggi di Hermann Hesse.
Caro Piero, è vero che siamo inevitabilmente partecipi del modo deleterio di spostarci ma almeno conosciamo anche le magnifiche suggestioni dell'immersione nella natura di cui scrive Hesse; in quanto al wanderer, avrei voluto inaugurare l'ingresso in pensione con un cammino senza meta ma per ora un ginocchio non me lo consente, accidenti, magari lo farò con un libro di Hesse. Ciao, Naz
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