giovedì 27 settembre 2018

Una pericolosa terrorista

Ci sono libri belli e meno belli; in maniera più o meno oggettiva possiamo dire che i libri ritenuti belli sono quelli che incontrano maggiori consensi tra i lettori. Comprendo che questa affermazione non trovi tutti d'accordo. Resta il fatto che un libro piaccia se è ben scritto, se la storia è avvincente, se i personaggi sono ben caratterizzati. Un libro però può piacere in modi diversi, ognuno lo filtrerà con la propria esperienza pregressa e con la propria sensibilità, ricavandone sensazioni differenti
Pochi mesi fa vi avevo parlato di “DI ROCCIA DI NEVE DI PIOMBO” di Andrea Nicolussi Golo, in un post che avevo intitolato "La montagna al tempo delle BR". L'argomento ha molto interessato Rita che ha letto, riletto e letto di nuovo questo libro che ha risvegliato in lei le emozioni indelebili di quell'epoca.
Lascio la parola a Rita.
 
Non sono  abituata a commentare libri o a scrivere per riviste o giornali. Amo i libri, amo la lettura, amo partecipare ad incontri culturali come quelli che organizziamo nella sede della biblioteca della nostra Sezione CAI. Mi fanno sentire viva e mi riempiono di compagnia e di entusiasmo.
Ho letto questo libro più volte ed ho cercato di capire perché mi ha attratta in maniera così forte. L’ho trovato molto bello perché scritto in modo originale ed  elegante. La prima lettura è stata veloce, era come se stessi leggendo un bel libro giallo e con ansia volevo arrivare a conoscere la fine della storia, ma questa curiosità non mi ha fatto cogliere la bellezza della scrittura e del racconto. Poi l’ho riletto una seconda volta e ancora una terza perché mi sono ritrovata interamente in questo libro. Le esperienze, gli ideali e le  speranze  dei protagonisti le ho vissute, in parte anch'io.
Gli ideali politici e il sogno rivoluzionario per cambiare il mondo mi hanno appartenuto per diversi anni della mia vita. Ho vissuto il sogno rivoluzionario ritrovandomi, con amici, molti fine settimana, in un paesino di montagna, Filettino, dove trascorrevamo intere notti a parlare, discutere, e sognare  la rivoluzione proletaria.
Ho vissuto per quaranta anni lavorando in fabbrica. Fedele ai miei ideali, non più rivoluzionari ma sicuramente socialisti  e proletari.
Negli anni settanta: le notti davanti ai cancelli, il volantinaggio, le assemblee di fabbrica,  i canti del lavoro e della protesta.
“La notte in fabbrica è ferita lacera sullo scorrere dei giorni”
LA MONTAGNA,  le prime arrampicate, gli incontri con persone che sono entrate per sempre a far parte della mia vita, le emozioni della conquista della vetta, ogni volta nuova e tutta da scoprire. La natura, la scoperta e la passione per i fiori di montagna, i canti alpini. Il desiderio di una vita di montagna, in montagna. La ribellione al sistema sociale distorto e ingiusto si è trasformato in amore sviscerato per la montagna simbolo di purezza, luogo lontano dalla città, dai fumi, dai veleni.
I protagonisti del libro li ho amati tutti insieme alla loro storia. In particolare Nives: Maria Santissima ad Nives, “corpo forte da donna di montagna e di fabbrica" .Con loro ho rivissuto tutti i sogni e le speranze  di riuscire a cambiare il mondo.  Ma come il corpo forte di Nives ”si scioglie e si confonde all'urina e agli escrementi”, così  i miei sogni. Ora sono in vetta e osservo amareggiata.
Grazie allo scrittore Andrea Nicolussi Golo per questo suo piccolo grande capolavoro.
 

domenica 9 settembre 2018

Confini


Il prossimo 4 novembre saranno compiuti cento anni dalla fine della Grande Guerra, un'occasione per tornare a parlare di quelle terre di confine dove si svolsero gli eventi bellici ma anche delle conseguenze che ne derivarono e della storia che ne seguì. In questo periodo in cui si rialzano muri alle frontiere e l'integrazione europea scricchiola vale la pena rileggere gli eventi accaduti in queste zone di montagna
Vi ho già parlato di Andrea Nicolussi Golo, era maggio, potete ritrovare qui sotto il post intitolato La montagna al tempo delle BR. Accademico del GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna) e appartenente alla minoranza di lingua cimbra installatasi in Trentino in epoca medievale: mi è sembrata la persona ideale per una serata da dedicare alla ricorrenza della fine della guerra. Confido che si prenda il disturbo di venire a trovarci. Intanto mi ha segnalato due libri editi da Keller che ora sono disponibili in biblioteca. Keller è una piccola casa editrice trentina: il suo progetto Confini vuole "raccontare attraverso la letteratura internazionale la Prima guerra mondiale, cosa è accaduto e come ha segnato la vita del Novecento e talvolta del nostro tempo".
Ai margini della ferita di Sepp Mall è ambientato nella Bolzano (immaginata seppur mai nominata) degli anni Sessanta. Sono anni di forti tensioni, di separazione etnica, cioè una separazione linguistica, culturale ma anche fisica per chi è confinato a vivere nei condomini di Harlem. Sono gli anni del terrorismo, degli attentati contro i simboli del potere italiano e conto i tralicci dell'alta tensione. Il romanzo segue le vicende parallele di due famiglie di origini sudtirolesi che vivono ognuna un dramma interiore legato al clima pesante che si respira. La trama si snoda in un fluire di eventi sempre teso, raccontato dal punto di vista dei bambini, dei ragazzi, degli adolescenti: sono loro che non capiscono le ragioni di ciò che accade intorno e sognano di evadere; poi si prova un'attrazione per una ragazza o un ragazzo italiano e le cose si complicano.
L'angelo dell'oblio di Maja Haderlap è ambientato invece nella Carinzia, la regione più meridionale dell'Austria dove vive una minoranza linguistica slovena, in una valle di boschi, pascoli, piccoli paesi, masi isolati dove sopravvive una cultura contadina tradizionale, strettamente legata alla terra. Il romanzo è autobiografico e scritto in prima persona. L'autrice è ancora bambina e vive in una famiglia con un padre tormentato dall'alcool e una madre insoddisfatta, di stretta educazione cattolica: la bambina è molto legata alla nonna che affronta positivamente la vita ma porta le cicatrici del campo di concentramento femminile di Ravensbruck. La guerra è finita da un paio di decenni ma se ne parla ancora dovunque, in famiglia, tra parenti, nelle osterie di paese. Gli sloveni di Carinzia sono una minoranza etnica che ha pagato un tributo pesantissimo alla guerra e alle persecuzioni razziali dei nazisti. Neanche la pace porta una pacificazione; la strada per elaborare le sofferenze patite sarà lunga e difficile. Il fluire del racconto è, a volte, lento ma il finale è una stretta al cuore che non mi ha mollato. Il libro ha vinto nel 2011 il Premio Ingebor-Bachmann (di cui peraltro ignoravo l'esistenza).
Sempre sull'argomento mi è sfuggito un libro che valeva la pena citare. Ha rimediato Federico che lo ha letto e commentato così. Leggendo un articolo sui finalisti del premio Strega, mi è capitato di vedere la copertina del libro Resto qui di Marco Balzano: un campanile che emerge da un lago. Non poteva che trattarsi del Lago di Resia in Val Venosta. Il romanzo, bellissimo, commovente e coinvolgente, parla di coraggio e di amore per la propria terra e per una vita, tradizioni, cultura a cui non si vuole rinunciare nonostante gli altri vorrebbero obbligarci a farlo. La protagonista è una donna che fa di tutto per non dover emigrare e lasciare il suo maso a Curon, nel Sudtirolo. Trina, giovane donna di lingua tedesca cresce, studia, si sposa, affronta la guerra, la dominazione fascista, il controllo nazista e la paura di vedere il suo paese sommerso per il folle desiderio di Mussolini di costruire una diga. E’ ambientato durante il fascismo, quando il Regime tolse agli abitanti del Sudtirolo anche il diritto alla loro lingua, mettendo al bando il tedesco e facendo persino cambiare i nomi sulle lapidi nei cimiteri. A narrare in prima persona è Trina, la maestra, con una lunga lettera che scrive alla figlia di 10 anni scomparsa, alla quale racconta tutta la sua vita con la speranza di rivederla un giorno. La vicenda attraversa gli anni del fascismo e della guerra fino alla costruzione della diga a cui la protagonista si opporrà con tutte le sue forze.
Un'ultima segnalazione: è appena uscito Inganno di Lilli Gruber, terzo volume della trilogia che la giornalista ha dedicato alla storia del Novecento in Sudtirolo. Lo leggerò sicuramente perché i due precedenti mi hanno catturato. Qualcuno ricorderà che abbiamo parlato di Eredità, primo volume della serie, in una serata di qualche anno fa: il libro è disponibile in biblioteca.