Potrebbe sembrare una coincidenza. Gli ultimi cinque libri della
nostra biblioteca che ho letto, per quanto molto diversi tra loro, hanno un
tratto in comune: tutti contengono un riferimento di riconoscenza a Mario Rigoni Stern e alle sue opere.
Daniele Zovi è nato sull’altopiano di Asiago e ha prestato servizio nel Corpo Forestale: era praticamente impossibile che il suo Autobiografia della neve non richiamasse lo spirito di Rigoni Stern in ogni pagina.
Daniele Zovi è nato sull’altopiano di Asiago e ha prestato servizio nel Corpo Forestale: era praticamente impossibile che il suo Autobiografia della neve non richiamasse lo spirito di Rigoni Stern in ogni pagina.
Luca Mercalli chiude il suo Salire
in montagna con un apprezzamento agli insegnamenti dell’autore del Sergente
nella neve e con la citazione della frase più conosciuta, l’agognato ritorno a
baita.
Nanni Settembrini, il personaggio di Enrico Camanni, richiama spesso ne La discesa infinita le sue letture preferite e non potevano mancare i racconti dello scrittore di Asiago.
Nanni Settembrini, il personaggio di Enrico Camanni, richiama spesso ne La discesa infinita le sue letture preferite e non potevano mancare i racconti dello scrittore di Asiago.
Irene
Borgna racconta in Cieli neri un suo
viaggio attraverso l’Europa alla ricerca di luoghi non contaminati
dall’inquinamento luminoso: giunta a Foroglio, nel Canton Ticino, nell’unica
osteria del paese siede allo stesso tavolo dove era uso prendere posto Rigoni
Stern. Se ne rallegra e se ne compiace.
Paolo Cognetti ne richiama diversi
racconti nel suo Il ragazzo selvatico:
infine descrive gli alberi attorno alla sua baita ispirandosi esplicitamente ad
Arboreto salvatico.
Non credo che sia una coincidenza, penso piuttosto che il
messaggio che ci ha lasciato Mario Rigoni Stern sia più vivo e attuale che mai.
Ora abbiamo in biblioteca l’ultimo libro che gli ha dedicato Giuseppe Mendicino, il suo biografo
ufficiale, un volume dal titolo Mario
Rigoni Stern Un ritratto, appena uscito per Laterza.
La prima metà segue in
ordine cronologico gli anni della gioventù vissuti sull’altopiano di Asiago;
poi l’arruolamento negli alpini e l’esperienza della scuola militare in Val
d’Aosta; la guerra su tre diversi fronti: Francia, Albania e Russia; il rifiuto
di aderire alla Repubblica di Salò che gli costò venti mesi di prigionia nei
lager nazisti. Questa prima parte, seppure piuttosto didascalica, è molto utile
per capire bene la formazione della persona.
La seconda metà del libro racconta
l’attività dello scrittore e del suo impegno civile, senza più seguire il filo
cronologico ma procedendo per caratteristiche tematiche. Un capitolo è dedicato
alla produzione letteraria, sempre in bilico tra i ricordi di guerra e la vita sull’altopiano
improntata a un equilibrio tra uomo e ambiente; un altro all’amicizia con Primo
Levi e Nuto Revelli con cui condivise l’opposizione al nazifascismo e la
passione per la montagna. Molto spazio è dedicato al rapporto dello scrittore
di Asiago con la natura, principalmente quella dell’altopiano: una conoscenza
approfondita e un amore sconfinato per piante e animali, senza però escludere l’attività
venatoria seppur praticata con un profondo rispetto. Ennio Flaiano, pur
fermamente contrario alla caccia, ne fece una sintesi felice: «Quella del suo
fucile è una carica poetica».
Il libro si chiude con un bel capitolo dedicato
all’etica civile di Rigoni Stern: il senso della responsabilità e il coraggio che
gli permisero di portare in salvo i suoi soldati, il ricordo di chi non era
tornato o era morto durante la Resistenza, la difficoltà di perdonare chi aveva
causato tanto male ritornano spesso nei suoi racconti che restituiscono una
dignità letteraria ai dimenticati della storia. Un merito di Giuseppe Mendicino
e di questo suo nuovo libro è quello di spiegare come «Mario Rigoni Stern diviene
riferimento morale di un’Italia sobria, dignitosa e democratica». Approfitteremo
del centenario della nascita, che ricorre il prossimo 1 novembre, per
ricordarlo. Penso ce ne sia bisogno.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaCome sempre l'intervento è puntuale ed interessante. Condivido la stima per "Il sergente della neve". Grazie Piero per il tuo impegno nel gestire l'attività culturale della sezione. Antonio Martino
RispondiEliminaCertamente Piero, lasciami dire che le tue considerazioni sono già più che una traccia per la serata su Rigoni Stern. Grazie, Naz
RispondiEliminaCiao Piero, per il tuo impegno e professionalità "BRAVO" e' solamente una parola, ma vorrei poterla dedicare a tante altre persone della sezione (e non a quelle poche che sono) Grazie
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