martedì 20 marzo 2018

L'ultima partita di Silvia


È arrivato il giorno del post che non avrei mai voluto scrivere.
Con Silvia ci siamo frequentati assiduamente, tanti anni fa, accomunati dalla passione dei giochi da tavolo. Interminabili pomeriggi passati a tirare dadi, costruire strade e colonie, contrattare legname, frumento e pecore, inventare strategie e modificarle di continuo in virtù delle carte che la sorte ci assegnava. Silvia giocava con determinazione venata da una punta di cattiveria perché eravamo lì "per giocare, non per divertirci". Si faceva tardi e trovavamo il tempo per un'altra partita. Smettemmo quando i figli erano cresciuti e non avevamo più scuse.
Ci siamo ritrovati al CAI in tante piacevoli escursioni, un modo per scambiare una chiacchiera e qualche prelibatezza che tenevamo nello zaino.
Infine è stata la biblioteca che ci ha accomunato in questi ultimi anni. Silvia era sempre presente alle nostre serate, quando le era possibile, contribuendo così, come tanti altri, al nostro successo. Si è anche proposta a presentare e commentare qualche libro, affrontando la "scena" con risolutezza. Sempre propositiva ci ha dato incoraggiamento e nuovi spunti per allargare i nostri discorsi. Fu per questo motivo che la scelsi per condividere con me e Nazzareno il compito non facile di raccontare Massimo Mila attraverso i suoi scritti. Ritrovai allora la Silvia giocatrice: appassionata alla lettura dei brani che le avevo proposto, capace di stupirsi ed entusiasmarsi alla biografia e alla scrittura dell'alpinista e del critico musicale, personaggio di spicco della cultura italiana del secolo scorso. Ritrovai quella ferma determinazione nel giocare e cercare di vincere la partita, di rendere al nostro pubblico affezionato quanto aveva scoperto su Mila. Sulle ali dell'entusiasmo ci propose il tema di un'altra serata, ispirandosi a un'intervista televisiva di Hervé Barmasse che raccontava di aver rinunciato allo Shisha Pangma a tre metri dalla cima, ai libri di Nives Meroi e Tamara Lunger che hanno vissuto analoghe amare rinunce.
Non abbiamo fatto in tempo. Non ci siamo più visti. Negli ultimi mesi Silvia non ha voluto incontrare che pochi intimi familiari e amici. Mi è dispiaciuto non essere in questo ristrettissimo novero di persone ma devo dire, onestamente ed egoisticamente, che è stato un sollievo. Però le ho scritto per aggiornarla sul nostro ultimo progetto: mi ha risposto sempre coinvolta e propositiva. Ci siamo scambiati parecchi e-mail, le ho inviato una cosa che avevo scritto, mi ha risposto con apprezzamento e affetto, le ho scritto ancora e ho atteso invano una risposta.
Ad ogni nuovo tiro di dadi usciva sempre una combinazione infausta, la carta che teneva coperta aveva perso di valore, la sorte le aveva girato le spalle.
Restano ricordi bellissimi, una tristezza infinita, il silenzio.



domenica 11 marzo 2018

I libri, i ragazzi e la montagna


Nel volume Voci di montagna, una trentina di professionisti in vari campi: giornalisti, scrittori, docenti, artisti, religiosi anche se nessuno alpinista a titolo principale, raccontano la loro percezione della montagna attraverso le loro esperienze. Mi ha lasciato molto pensare Franco Brevini quando dice che “la montagna non esiste. Intendevo dire che quegli ammassi di rocce e di ghiacci non esistono se non nelle rappresentazioni variabili che l’uomo ne ha fornito attraverso i secoli. Le cime sono insomma invenzioni degli uomini, che le hanno viste, pensate, frequentate, raccontate e per farlo hanno proiettato su di esse gli schemi delle loro culture […] Oggi le montagne sono considerate belle, ma in sé le montagne non sono né belle, né brutte. È la comunità umana ad assegnargli un valore estetico, fornendo una rappresentazione che corrisponde ai propri bisogni. E infatti le montagne, che per secoli erano state maudites, «maledette», hanno cominciato a essere belle quando l’uomo del Settecento vi ha proiettato la propria ansia di sublime”. Brevini prosegue sintetizzando come la percezione della montagna si sia evoluta fino ai giorni nostri, scrivendo così una storia dell’alpinismo in due pagine, fino ad arrivare all’arrampicata libera. Chiude con la rinuncia di Nives Meroi a essere la prima donna a salire tutti gli Ottomila per soccorrere il marito che stava male. “La sua rinuncia vale più di molte vittorie” conclude Brevini. Il valore della rinuncia è un argomento molto interessante da trattare e due amici della biblioteca ci stanno lavorando su per preparare una prossima serata: di questo però parleremo un'altra volta.
ITAS, gruppo assicurativo di Trento, organizza annualmente Montagnavventura, un concorso di scrittura dedicato ai ragazzi che premia i racconti più belli ispirati alla montagna. I racconti migliori sono raccolti in un volume dal titolo L'avventura dell'altezza. La prima cosa che mi ha colpito è che alcuni sono scritti davvero bene, utilizzando una grande proprietà di linguaggio e immagini efficaci anche da parte dei più giovani; si nota anche una stragrande maggioranza di scrittrici nella categoria dei più piccoli (11-15 anni), percentuale riequilibrata nella categoria superiore (16-26). Il tratto più significativo dei racconti è però come i ragazzi abbiano proiettato sulla montagna la loro "ansia di sublime". Le montagne viste dai ragazzi sono tutt'altro che ammassi di rocce. Nei racconti fantasy assumono una personalità propria, divenendo personaggio a tutti gli effetti, a volte anche io narrante. Anche l'acqua del torrente diventa protagonista in prima persona del racconto. Oppure, più semplicemente, rappresentano ancora un mondo ideale agli occhi dei giovani scrittori: la montagna è un luogo a volta magico, a volte affascinante ma sempre rassicurante. Anche quando è teatro di storie tristi di guerra la montagna è un elemento di consolazione. Fa tenerezza vedere questo luogo idealizzato dopo che Brevini l'ha raccontato con crudo distacco. Trovate una recensione de L'avventura dell'altezza sul numero di Febbraio di Montagne 360.
La letteratura di montagna dedicata ai lettori più giovani comincia a destare un interesse sempre maggiore. Il CAI ha inaugurato una nuova collana di libri per ragazzi in collaborazione con le edizioni Salani: trovate la notizia sul numero di Gennaio di Montagne 360.
Sarebbe monto interessante allargare la nostra biblioteca ai giovani lettori e ai libri dedicati a loro. Non saprei da dove cominciare, i miei figli sono ormai troppo grandi. Però se qualcuno ha idee e voglia è sempre ben accetto.