venerdì 1 settembre 2023

Il valore della montagna

Leggo da Lo Scarpone, notiziario della nostra associazione: “Giovedì 3 agosto 2023 presso la stazione sciistica a valle della cabinovia Forcella Sassolungo, si sono ritrovate alcune tra le principali associazioni del territorio alpino. [...] La protezione delle Alpi è una delle principali preoccupazioni delle organizzazioni alpinistiche e ambientalistiche. Uno sviluppo incontrollato e senza limiti minaccia lo spazio alpino, ogni nuova invasione ne diminuisce il valore.”. Trovate l’articolo completo cliccando qui.
Un grande ampliamento degli impianti sciistici attorno al Monte Rosa prevede di deturpare il vallone di Cime Bianche, in val d’Ayas. Marco Albino Ferrari, noto scrittore e giornalista di montagna, si è speso per la salvaguardia dell’ambiente alpino e di questa area della Val d’Aosta in particolare: forse, allora, non è un caso che la presentazione del suo libro Assalto alle Alpi, fresco di stampa per Einaudi, prevista lo scorso 8 luglio presso il forte di Bard, sia stata cancellata. Trovate l’articolo completo cliccando qui.
Allora vale la pena leggere questo breve saggio di Ferrari. L’autore basa il suo ragionamento partendo da una citazione di Oscar Wilde: “La gente conosce il prezzo di tutto e non sa il valore di niente”. Quindi il punto dirimente è se perseguire la redditività economica, qualunque sia il mezzo, o identificare nell’ambiente alpino valori da tutelare. Ferrari ricapitola brevemente la storia della civiltà alpina, un mondo chiuso e ostile dove l’uomo però ha manifestato grandi capacità di adattamento anche grazie a uno spiccato senso di collettivismo (usi civici, le Regole delle comunità cadorine o dei Sette Comuni); fino al punto di rottura avvenuta negli anni del boom economico quando il turismo di massa, spiccatamente invernale, ha sconvolto ogni paradigma, modificando l’architettura e il paesaggio, mutando la percezione dello spazio, grazie a nuove strade e impianti, e del tempo: una volta basato sulle stagioni atmosferiche e ora su quelle turistiche, “alta” e “bassa”. Negli ultimi decenni sono cresciute attività più soft come il trekking, lo sci di fondo o lo scialpinismo ma non è diminuita l’artificializzazione degli spazi o la richiesta di servizi di lusso in quota che stridono con la sobrietà dei rifugi di una volta. L’offerta turistica insegue sempre la domanda, improntata a parametri cittadini, che vuole stelle Michelin anche a duemila metri. Il senso del limite che ispirava la vita alpina è ormai stravolto dalla cultura dell’eccesso dell’età contemporanea.
Le cose non sembrano destinate a cambiare. Ormai si è proiettati verso le Olimpiadi del 2026 che promettono, a parole, un assoluto rispetto per l’ambiente ma prevedono altro cemento e opere di alto costo e scarsissimo utilizzo futuro: una su tutte, la discussa pista di bob, slittino e skeleton, discipline che contano in Italia appena 34 praticanti. La conclusione che Ferrari delinea nell’ultimo capitolo, per chi vorrà leggere il libro, sembra allora l’unica possibile, benché possa apparire drastica e anche utopica.