Questa recensione è stata curata da Federico Mingarelli.
mercoledì 23 novembre 2022
L'Alpe Madre
domenica 23 ottobre 2022
Artisti in viaggio nell'Appennino Centrale
lunedì 19 settembre 2022
Lui, lei e la montagna
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domenica 11 settembre 2022
La stanza delle mele di Matteo Righetto
Matteo Righetto è un autore di montagna abbastanza conosciuto, alcuni di noi hanno letto e apprezzato i suoi precedenti romanzi: in biblioteca abbiamo La pelle dell’orso e L’anima della frontiera e, in collaborazione con Mauro Corona, Il passo del vento. Il suo ultimo romanzo, uscito quest’anno, è La stanza delle mele. Me ne ha parlato Rita, a cui è molto piaciuto. Lascio la parola a Federico, anche lui molto conquistato da questo libro:
Caprile si trova nelle vicinanze di Livinallongo, nella cui frazione di Pian dei Salesei c’è il Sacrario dove probabilmente è sepolto, tra i 4.700 ignoti, il soldato Viannesi Antonio.
Mentre passeggiavo, in un dopocena, nel centro di Alleghe sono entrato in una libreria e ho notato, tra i libri esposti, una bella copertina che ha attirato la mia attenzione. Il titolo è La stanza delle mele di Matteo Righetto.
Scambiando qualche parola con il libraio sono venuto a sapere che l’autore trascorre gran parte dell’anno a Colle Santa Lucia, nella bellissima Val Fiorentina e la storia in questione è ambientata proprio nei luoghi che mi trovavo a frequentare nel periodo, troppo breve, di vacanze.
È la storia di Giacomo, bambino rimasto orfano di tutt’e due i genitori, il papà morto in guerra e la mamma di tifo. Giacomo vive con i due fratelli maggiori insieme ai nonni a Daghè, una frazione di Livinallongo appena sotto il Col di Lana (proprio da qui parte uno dei sentieri che conduce alla vetta del Col di lana e a seguire del Sief).
L’infanzia di Giacomo è molto difficile: il nonno è un uomo duro che sembra non avere pietà soprattutto con il più piccolo dei nipoti; lo chiama bastardo nella convinzione che sia il frutto di un tradimento della nuora nei confronti di suo figlio e continua ad imporgli ordini e compiti da svolgere durante tutto il giorno.
Giacomo viene spesso punito e relegato nel fienile, nella cosiddetta stanza delle mele dove impara a intagliare il legno. Un giorno il nonno lo manda nel bosco per recuperare una roncola dimenticata lì. A questo punto c’è una sorpresa scioccante: davanti a sé vede la spaventosa figura di un uomo impiccato ad un albero. Non ne parla con nessuno dei familiari, tantomeno con il nonno, ma solo ai suoi amici.
Dopo la morte dei nonni, avvenuta a pochi giorni di distanza l’uno dall’altra, i tre ragazzi rimasti soli vengono mandati a studiare in luoghi diversi. Giacomo troverà successivamente il modo di coltivare la sua passione per la scultura del legno. Adulto diventerà un artista affermato e sta per presentare una nuova opera per la prima volta nel suo paese di Pieve di Livinallongo dove è cresciuto ma in cui non è più tornato da tanti anni.
Riuscirà in quest’occasione a svelare il mistero dell’impiccato che lo ha angosciato per tutta la vita.
Si potrebbe definire il romanzo come un Noir montano. Belle le descrizioni dei luoghi che naturalmente l’autore conosce molto bene, con i riferimenti al mondo antico della montagna, alle leggende e credenze popolari. Insomma una lettura appassionante.
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venerdì 26 agosto 2022
Ecoansia, gli effetti psicologici del cambiamento climatico
mercoledì 27 luglio 2022
Manuale di escursionismo (non soltanto) per ragazzi
lunedì 27 giugno 2022
Lontano dalla vetta
domenica 10 aprile 2022
Giovanni Segantini, il cercatore di luce
domenica 3 aprile 2022
Un appassionante giallo di montagna
I gialli di ambiente montano sono tra le mie letture preferite. Quando
ho notato nella pagina della Rivista dedicata ai libri questo nuovo romanzo di
un autore francese l’ho subito segnalato a Piero per aggiungerlo alla già
nutrita collezione di thriller della nostra biblioteca. Devo ora affermare che
non mi sono sbagliato: il romanzo è uno dei più avvincenti letti negli ultimi
anni. Già dalle prime pagine ci sentiamo proiettati nella conca delle
Traversette, sul versante francese del Monviso, al cospetto della grande
montagna, tra pascoli e laghetti, tra pareti rocciose e nevai. Subito ci
colpisce la figura di Franck il protagonista narrante, un guardiaparco innamorato
del suo lavoro e dell’ambiente in cui vive. Un personaggio che subito ti
coinvolge: vive in una capanna di legno in quota e passa le giornate
ispezionando le sue montagne, attento che erbe e fiori protetti non vengano
raccolti, animali non vengano abbattuti, escursionisti non corrano pericoli. E
particolari sono i rari personaggi che incontra: la possente pastora spesso
ubriaca, la rissosa coppia di rifugisti, il barbuto amico guida alpina. Questa
scelta di vita è certo frutto di un passato burrascoso: terribili scenari di
guerra e un perduto amore turbano i suoi ricordi; solo la tranquillità della
Riserva si addice ad un solitario come lui. E quando la scoperta di un duplice
omicidio turba la quiete delle sue montagne, dopo che lui stesso aveva inseguito
il presunto assassino in un rocambolesco inseguimento nelle tenebre e tra le
rocce, si dedica interamente alla ricerca della verità, conscio che certamente
il colpevole è nella cerchia di quei pochi valligiani che lui ben conosce.
Giungerà infine ad un confronto con l’omicida, dopo un altro appassionante
inseguimento notturno durante l’infuriare della tempesta, su al colle dove
tutto era cominciato dodici anni prima e dove tutto si compirà in modo
drammatico.
L’autore vive da trenta anni nell’area francese del Monviso dove opera
come guida esperta del patrimonio storico-naturalistico. Per questo motivo
risulta così precisa ed attenta la descrizione che ne fa dei luoghi e dell’ambiente,
dimostrando passione ed amore per la natura e le montagne attraverso le
emozioni del suo forestale. Questo è il suo primo romanzo tradotto in Italiano,
ma ne ha scritti altri con Franck Verbier come protagonista; è cosa certa che i
prossimi non me li lascerò sfuggire.
mercoledì 16 marzo 2022
Due autori da tenere in considerazione
domenica 6 febbraio 2022
Gente e storie di montagna
Abbiamo due nuovi libri in biblioteca, di natura molto diversa l’uno dall’altro.
Gente di montagna di Franco Faggiani, edito da Mulatero,
raccoglie trentacinque storie di persone che hanno deciso di vivere in
montagna, con coraggio e determinazione, “inventandosi” un lavoro o
rispolverando vecchi mestieri. Tra le pagine del libro non troverete
albergatori o ristoratori e nemmeno guide alpine o maestri di sci. Anzi tutt’altro:
il libro disegna un ritorno a valli e paesi, lontani dalle rotte turistiche,
che hanno vissuto un fenomeno di spopolamento negli ultimi decenni. Faggiani
intervista persone che hanno fatto una scelta controcorrente, che sono risaliti
dal piano alle terre alte per ricominciare a viverle. Le loro storie non
raccontano un desiderio di fuga dalla città verso la montagna ma il progetto di
integrarsi nelle comunità locali o anche ricostruirle, se necessario. I
protagonisti sono uomini e donne che si dedicano a mestieri legati alla natura,
alla ricerca di ritmi, sapori e relazioni umane di altri tempi, ma anche
manager che fanno lavori assolutamente contemporanei grazie a una connessione
alla rete ormai disponibile anche nelle borgate alpine più remote. La scrittura
ha un taglio più giornalistico che narrativo: se da un lato non cattura come un
romanzo, dall’altro svela un mondo pieno di curiosità.
L’alibi è, invece, un racconto
giallo scritto nel 1939 da Henry
Bordeaux, autore francese, riscoperto da Erri De Luca e riproposto dalle
edizioni Il Margine. Si può accennare solo vagamente alla trama per evitare di spoilerare, pessimo neologismo che vuol
dire rivelare in anticipo la trama di un romanzo. L’io narrante e il suo amico
assoldano una guida di Chamonix per salire il Dente del Gigante: l’uomo ha dei
comportamenti che lasciano qualche dubbio ma è assolutamente professionale nell’assicurare
l’incolumità dei suoi clienti; questi ultimi però saranno costretti a una drammatica
resa dei conti con la loro coscienza. Il libro non ha certo le dimensioni del
romanzo, tutt’al più quelle di un racconto, ma è impreziosito da una nota
introduttiva di Erri De Luca.