Chi ha partecipato
all’ultima serata biblioteca ricorderà che Enrico Camanni ci ha consigliato
degli autori da leggere. Li conoscevamo già bene. Infine ci ha nominato
Faggiani e Macfarlane. Abbiamo già parlato nel post qui sotto di un libro del
primo che ci è piaciuto. Federico ne ha apprezzato anche un altro e ce lo
racconta così:
Forse
non si può catalogare La manutenzione dei sensi, il bel libro di Franco
Faggiani nella letteratura di montagna, a dispetto dell’immagine molto
accattivante della copertina. La montagna non è proprio la protagonista del
libro, o meglio non è l’unica, ma ha un ruolo fondamentale in questo
romanzo. È lo sfondo e il luogo dove si
svolgono gli eventi dei due protagonisti.
È la
storia di Leonardo Guerrieri, un brillante giornalista-scrittore che si trova
però ora a vivere un presente un po’ precario e instabile dovuto alla morte
della moglie, e di Martino Rochard, bambino solo, orfano di padre e abbandonato
dalla madre. Martino è un bambino solitario, taciturno, che viene dato in
affidamento temporaneo a Leonardo. I due vivono a Milano, ma la città si dimostrerà
sempre opprimente e lo diventerà in modo ancora maggiore quando a Martino,
arrivato alle scuole medie, viene diagnosticata la Sindrome di Asperger.
Leonardo
fatica a riprendersi dopo la scomparsa della moglie e
si sente sempre più a rischio depressione. Decide allora di realizzare un sogno
che aveva condiviso con la moglie: comprare una casa da ristrutturare in
montagna, in mezzo a prati d’alta quota e boschi, nelle Alpi piemontesi.
In questo nuovo ambiente, a contatto con la
natura e il silenzio della montagna inizierà una nuova parte della loro vita,
Leonardo ritroverà il piacere della scrittura e Martino inizierà ad occuparsi
dei lavori della terra e a curarsi degli animali, grazie agli insegnamenti dell’anziano
Augusto Bermond, che per lui diventerà una sorta di nonno adottivo dal quale
apprendere molto sul come affrontare la vita.
La
manutenzione dei sensi è un romanzo molto intenso, che parla della forza dei
rapporti non solo tra padre e figlio ma tra le persone in genere. La famiglia non è solo quella dei legami di
sangue, ma anche quella che si crea con persone esterne e apparentemente
diverse. È una storia che fa riflettere sul confine, labile, tra normalità e
diversità.
È
comunque un romanzo per chi ama la montagna, che in questo libro viene ben
descritta in tutta la sua bellezza.
Non
abbiamo mai parlato, invece, di Robert Macfarlane. In biblioteca abbiamo un suo
titolo di successo: Come le montagne conquistarono gli uomini (riedito da
Einaudi, con il titolo "Montagne della mente").
Le
montagne, in realtà, non sono né belle né brutte: sono semplicemente una massa
inerte, sono gli uomini che gli attribuiscono un valore. Partendo da questo
punto, Macfarlane ripercorre la storia del rapporto tra uomo e montagna nel
corso dei secoli: si passa così dal timore e dal senso di mistero
all’attrazione estetica e alla passione, al desiderio di conquista. È
stupefacente rendersi conto, durante la lettura, di come i sentimenti che oggi
proviamo derivino dalle conoscenze acquisite principalmente tra secolo dei Lumi
e Romanticismo e dall’elaborazione del pensiero di scienziati, esploratori,
letterati, filosofi prima ancora che alpinisti che hanno affrontato la montagna
dai loro rispettivi punti di vista. È un racconto decisamente anglocentrico, ma
è pur vero che furono i britannici a dare il maggior impulso alle
frequentazioni delle Alpi prima e della catena himalayana poi.
Affascinante
è il capitolo che traccia l’evoluzione della percezione del paesaggio, fino a
raggiungere la consapevolezza, grazie all’affermazione delle scienze
geologiche, che le montagne non sono sempre esistite e che non esisteranno più
come le conosciamo: è solo l’infinitesima brevità della nostra civiltà a
farcele ritenere tali. Ma anche nella dimensione temporale di pochi secoli di
storia sono cambiate tante cose, dai ghiacciai, al clima, alla paura provata
dall’uomo, alla gestione del rischio. Ciò che sembra perduto è il senso
dell’ignoto: l’uomo si è impegnato a riempire tutti gli spazi vuoti che ancora
cento anni fa erano numerosi sulle carte geografiche; ora che tutta la Terra è
stata esplorata, l’uomo sente di aver perso quel senso di mistero di cui aveva
bisogno. Ora l'ignoto resiste soltanto nello spazio cosmico o nelle pieghe profonde della psiche umana.
Macfarlane è ricercatore in letteratura a Cambridge e può permettersi queste
divagazioni che sconfinano nella filosofia.
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