mercoledì 23 novembre 2022

L'Alpe Madre

 Questa recensione è stata curata da Federico Mingarelli.

Lo chiamavano Alpe Madre è un bel romanzo di Loris Giuriatti, padovano, trasferitosi a Bassano del Grappa dove insegna e lavora come responsabile di un centro di formazione professionale. Nel tempo libero si occupa alla promozione del Monte Grappa, sua grande passione, accompagnando i visitatori sui percorsi della Grande Guerra.
È un libro che racconta il Grappa. La narrazione procede su due canali, quello storico che riguarda il conflitto mondiale, partendo dall’attentato di Sarajevo all’arciduca Francesco Ferdinando, mettendo in evidenza i lati oscuri della vicenda; una seconda anima che vive invece nel presente, con i protagonisti che hanno gli stessi nomi reali delle persone che vivono nel territorio, come anche le malghe e i rifugi.
È autunno inoltrato e sul Grappa la stagione dei turisti va scemando quando si presenta nel rifugio gestito da Angelo e Carlotta un tipo vestito con felpa, bermuda e sandali, non proprio l’abbigliamento adatto per salire in montagna. Si chiama Joshua, è austriaco e porta con sé una sacca contenente tre oggetti: un documento con il sigillo asburgico, la foto della Madonnina del Grappa e un acquarello con una frase strana.
Angelo si fa subito coinvolgere insieme ad altri suoi amici malgari e recuperanti.
Inizia così una ricerca per individuare altri dipinti sparsi tra le varie baite che li porterà ad una vicenda avvenuta cento anni prima tra il Grappa e Vienna. La storia di un grande amore contrastato e altre micro storie dei vari protagonisti del periodo bellico e quello attuale. La storia d’amore tra Eugen Rubin, cameriere personale di Francesco Giuseppe e l’italiana Sara Musec è davvero bella e toccante.
Sapranno far luce sul grande mistero che risale alla prima guerra mondiale?
La lettura è coinvolgente e alla fine viene da chiedersi se si tratti di una storia vera...
 

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