“Passi” è la collana di narrativa
edita dal CAI, in collaborazione con Ponte alle Grazie. Titolo
recentissimo di questa collana è Lontano
dalla vetta di Caterina Soffici.
Per un
motivo a cui si fa soltanto un vago accenno, l’autrice, che ama il mare e si
trova a suo agio in acqua, viene catapultata in una baita ai piedi del Monte
Rosa, dove vivrà per un anno. Non è sola, con lei c’è la sua famiglia: suo
marito, ben più a suo agio sui sentieri di montagna, e i loro due figli che
sembra facciano maggior riferimento alle orme paterne. Il racconto si dipana
attraverso le quattro stagioni senza seguire, però, la scansione temporale come
in un diario: è piuttosto la narrazione delle impressioni suscitate da questa
esperienza e dagli incontri di una cittadina con i valligiani.
La
scrittura di Caterina Soffici è lieve e coinvolgente e la lettura scorre rapida
e affascinante. L’autrice resta lontano dalla vetta, come recita il titolo del
libro, ma il suo camminare, spesso da sola e talvolta sulle orme del marito, la
conducono a incontri stimolanti e a riflessioni sul rapporto tra uomo e natura
e tra turisti e valligiani. Ne esce un quadro di montagna autentico, con le sue
dolcezze e i momenti di trasporto emotivo senza dimenticare le inevitabili
ruvidità: un quadro che sembra raccontarci la decrescita felice dell’alpinismo,
nessuna corsa per raggiungere una cima ma la ricerca di una sintonia con sé
stessi e l’ambiente che ci circonda.
L’io
narrante si riconosce come un ibrido: non è, non è più come in passato, un
turista che fa un uso ludico della montagna nei fine settimana o in vacanza ma
non è nemmeno un valligiano che vive la montagna. L’autrice appartiene a una
nuova categoria, quella dei lavoratori a distanza che vivono in montagna ma non
vivono della montagna: però ha tutta la sensibilità necessaria per avvicinare e
comprendere i nativi, quelli che resteranno in paese anche quando lei tornerà,
con qualche nostalgia, alla vita cittadina.
Resta
la sua testimonianza a raccontare gli inevitabili screzi con i valligiani ma
anche i momenti di solidarietà, le difficoltà di un ambiente a volte ostile e i
momenti di autentico trasporto emotivo, la scoperta di diversi paradigmi di
vita e il riaffiorare di paure ancestrali generate dalla severità della montagna.
Le
pagine scorrono veloci e, alla fine, si ha l’impressione di aver capito
qualcosa in più della montagna.
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