lunedì 13 dicembre 2021

Dino Buzzati, scrittore giornalista e alpinista

Il prossimo 28 gennaio ricorrerà il cinquantesimo anniversario della morte di Dino Buzzati: uno dei principali scrittori italiani del Novecento, giornalista per oltre quarant’anni al Corriere della Sera, fu anche buon alpinista e fedele innamorato delle sue Dolomiti. Non sarò certo io, nello spazio ristretto di questo post, a ripercorrere vita e opere di un personaggio così importante per la cultura del nostro paese; potrete farlo agevolmente cercando in rete. Mi limito a parlarvi brevemente del suo romanzo più famoso e dei suoi scritti di montagna, cercandone le analogie. 
Il deserto dei tartari è ritenuto uno dei romanzi più importanti della nostra letteratura del secolo scorso. È ambientato in un luogo immaginario, la fortezza Bastiani, ultimo avamposto del regno oltre il quale si stende un enigmatico deserto dal quale si attende che arrivi il nemico, i Tartari. La vita militare è usata nella narrazione come metafora del tran tran quotidiano che rischia di consumare inutilmente l’esistenza. Ecco i temi della narrativa di Buzzati: l’attesa vana, lo scorrere inarrestabile del tempo, la ricerca del senso della vita, la trasfigurazione fantastica degli elementi naturali.
Buzzati fu anche molto apprezzato per i suoi racconti: salvo rari casi non sono mai ambientati in montagna nonostante le scalate su roccia e le Dolomiti fossero le sue grandi passioni. Scrisse invece numerosi articoli sul Corriere della Sera narrando a suo modo personaggi e vicende del periodo d’oro dell’alpinismo classico, dagli anni Trenta ai Sessanta. Non fa mai cronaca, però, fa invece letteratura. Coglie i grandi alpinisti in un attimo particolare e basta un gesto, un pensiero, una visione a raccontarne la vita, il dramma e il genio. Indaga le ragioni dell’alpinismo, ascolta la magia della montagna cogliendone il mistero e le voci sommesse, si indigna per le infrastrutture che facilitano troppo l’accesso alle montagne con una sensibilità ambientale in anticipo di tre o quattro decenni. Canta il suo addio alle amate crode quando il suo tempo è ormai volato via.
Gli articoli e i racconti di montagna più belli sono raccolti in un’antologia curata da Enrico Camanni dal titolo Le montagne di vetro. Scrive Camanni nella sua introduzione: Come il grande ideale giovanile che si protrae irrazionalmente per tutta la vita, la montagna viene a rappresentare per Buzzati il simbolo dell'inquietudine, della precarietà, dell'attesa, del mistero. Metafora della sua vita e di quella idea ossessiva della morte che ne segnerà tutto il corso e tutta l'espressione artistica [...] Buzzati non si illude certo di ricavarne [dalla montagna] felicità duratura, o gloria tra gli uomini, ma essa è l'apparente materializzazione di un sogno che svanisce non appena viene toccato, non appena cessa l'attesa.

Nella ricorrenza del cinquantesimo anniversario della morte di Dino Buzzati avremo il piacere di incontrare, via web, due eminenti conoscitori dell’opera dello scrittore bellunese:
Marcello Carlino, nostro concittadino, è stato professore di Letteratura italiana contemporanea presso l’Università La Sapienza e autore di un saggio critico su Il deserto dei tartari.
Enrico Camanni, torinese, è alpinista e una delle firme più autorevoli di libri e riviste di montagna del nostro paese.
Mi auguro di incontrarvi in queste due occasioni, di cui daremo informazioni dettagliate nelle newsletter del CAI.

Nessun commento:

Posta un commento