giovedì 20 giugno 2019

Abbasso la plastica

Molti di voi, se non tutti, conoscono Alberto Osti. Un paio di settimane fa è stato nostro ospite per presentare "Le pietre raccontano", appena pubblicato dalle Edizioni Il Lupo e curato da lui stesso. La serata è stata certamente interessante ma non è di questo che vi voglio parlare. Alla serata è seguito il tradizionale buffet, come sempre organizzato con il contributo dei partecipanti. Alberto ha commentato così su Facebook:

"Settimana dell'ottimismo: presentazione di un libro del Lupo qualche giorno fa alla sezione del Club Alpino di Frosinone (Le Pietre Raccontano - 26 borghi abbandonati in Appennino centrale). Solita proiezione di immagini, chiacchierata sui contenuti, domande, buffet. In terrazza, considerata la temperatura. Vedo Piero mangiare qualcosa da una gavetta, altri utilizzare scodelle e bicchieri di varie fogge e colori. Chiedo spiegazioni: per non utilizzare plastica o carta, da qualche tempo i bravi caini hanno adottato il sistema di portarsi da casa attrezzature per il cibo rigorosamente riutilizzabili: basta con l'usa e getta, basta con il sopruso della plastica. Bravissimi, sarebbe bello se tutte le sezioni CAI d'Italia adottassero lo stesso sistema, tra l'altro semplice ed economico. qualcuno dovrebbe segnalare l'iniziativa, se non è stato già fatto, al CAI nazionale"

Rendo merito ad Annamaria che ha lanciato l'idea e a tutti i soci che l'hanno applicata. Mi incarico io di segnalarlo alla Biblioteca Nazionale, con cui ho contatti, sperando che possa rimbalzare la notizia alle altre strutture centrali del sodalizio.

martedì 4 giugno 2019

Due libri alpinistici

Abbiamo due nuovi libri in biblioteca.
Il primo è Il fuoco dell'anima scritto da Andrea Di Bari con Luisa Mandrino, edito nel 2017 da Corbaccio. Questo libro ha entusiasmato Cristiana Casini, bibliotecaria del CAI Firenze, che ha generosamente condiviso con noi le sue impressioni.
Non capita spesso di trovare un libro, cosiddetto “di montagna”, che abbia dentro così tanto; di solito si leggono, o almeno così è per me, perché ci interessa la storia, la cronaca, incontrando non di rado scritti mediocri, ridondanti e presuntuosi.
Confesso di non averlo comprato subito, forse il titolo così “pretenzioso” mi ha tenuta distante, poi recentemente un amico mi dice : «Ti porto un libro per la biblioteca, ne ho due copie, è molto bello, “Il fuoco dell’anima”, ce l’hai già? L’hai letto?» So di non averlo, il titolo minacciava l’ennesimo “mattone”, ma decido di fidarmi. «No, non ce l’ho, lo prendo volentieri, grazie!»
Ho cominciato a leggerlo, ritrovando anche personaggi e luoghi che ho avuto la fortuna di conoscere: Paolo Caruso, Bruno Vitale, le arrampicate a Gaeta e Sperlonga, le famose mozzarelle di Guido, da mangiare a morsi col latte che ti cola giù per il mento…
E’ stato come vedere un film, un bel film e quando un libro di “tira dentro” è sempre così perché dentro c’è la vita, la vita vera, la passione, la montagna, le amicizie buone e quelle meno buone e anche un bel pezzo di storia dell’arrampicata, il tutto scritto con leggerezza, ma disegnando con precisione ogni personaggio.
Ovviamente c’è anche un percorso, quello che porta il Dibba (simpatico soprannome di Andrea Di Bari) della borgata romana a diventare uno scalatore famoso, ma senza clamori né celebrazioni, come senza troppo rumore Andrea è stato lo scopritore di Kalymnos, isola alla quale ha di certo cambiato la sorte.
Concludo con due frasi del libro che credo riescano a dare forza a quanto scrivo:
E ancora oggi so che se avessi dimenticato da dove venivo tutto il castello sarebbe crollato. Ma sapevo anche, rispetto a un tempo, che non mollare la presa non solo ti impediva di precipitare, ma ti portava un poco più in alto”.

In Razzo rosso sul Nanga Parbat, edito da Corbaccio, Reinhold Messner racconta la sua versione della spedizione del 1970 su quella proibitiva cima. Ci furono diversi contrasti all'interno della spedizione e Messner fu accusato di aver fatto di testa sua; raggiunse la cima ma nella discesa, sul versante opposto, perse la vita suo fratello Gunther. Le polemiche sono continuate per anni con toni accesi e i suoi detrattori insinuarono che Messner avesse continuato da solo, pur di arrivare in cima, dopo che il fratello era morto lungo la via di salita. Il ritrovamento della salma, avvenuto anni dopo, nel punto indicato da Messner riaccreditò la veridicità della sua versione. Il libro riporta quindi diverse dichiarazioni di segno opposto ed è corredato da molte belle foto.