lunedì 27 gennaio 2020

La via perfetta

La nostra biblioteca ha acquistato La via perfetta, edito da Einaudi, scritto da Daniele Nardi con Alessandra Carati che ha provveduto a raccogliere i diari dell'alpinista scomparso sul Nanga Parbat e ha completato il libro. Arturo lo ha molto apprezzato e ne ha scritto; gli lascio la parola.

Sono fiero di aver conosciuto Daniele Nardi, primo alpinista del centro-sud ad aver scalato ben 5 Ottomila, scomparso nel Febbraio 2019, sul Nanga Parbat, nel tentativo di aprire la prima salita invernale lungo lo sperone Mummery, “la via perfetta”. Qualche anno fa’, era il 2004, al ritorno dalla sua scalata dell’Everest fu organizzata una festa in suo onore presso un agriturismo di Sezze, il suo paese, ed ebbi modo di parteciparvi insieme ad altri amici soci CAI di Frosinone. Lì conobbi Daniele, ragazzo semplice e simpatico. Rimasi colpito dal suo entusiasmo che dimostrava per la montagna in genere, ma soprattutto dalla sua voglia di ripetere imprese alpinistiche sulle grandi vette dell’India e del Pakistan, lui che aveva cominciato dal Semprevisa, la cima dei Lepini che ben conosciamo. Pensai allora che sarebbe diventato un grande alpinista, come in realtà è accaduto. Ma come spesso succede nella vita dei grandi una tragica fatalità ha posto fine alla sua storia. Come si è sviluppata la parabola della sua avventura ce lo racconta lui stesso in questo libro, che però non ha potuto completare di sua mano.
“Se non dovessi tornare scrivi la mia storia.” mi aveva detto lassù. Un mandato in cui sono rimasta invischiata come lui nello sperone Mummery.
Alessandra Carati ha mantenuto fede alla promessa fatta a Daniele portando a termine questo meraviglioso libro di montagna, da lui iniziato, che ci fa conoscere e comprendere le motivazioni di questo alpinista quasi nostro conterraneo. Questa lettura non ci racconta semplicemente il suo sogno, ma soprattutto permette di scoprire la figura dell’alpinista e dell’uomo in maniera straordinaria e sconvolgente, di capire quali possano essere le motivazioni che l’hanno portato a rischiare ripetutamente la vita.
La vita di Daniele e il suo alpinismo appaiono incentrati sulla sua ambizione di compiere una grande impresa, che appare come un'ossessione. Le sue imprese, ad iniziare dalle prime esperienze sul Gran Sasso e sulle Alpi, passando attraverso le scalate dell’Everest, del K2, del Baghirathi III con Roberto Dalle Monache che gli valse il prestigioso Premio Consiglio, convergono verso la "via perfetta" che sembra rappresentare per lui il coronamento delle sue ambizioni, il  risolversi definitivamente come alpinista e, forse, come uomo. E’ costante nel racconto il suo desiderio di affermarsi nel difficile mondo dell’alpinismo che troppo spesso voleva sottovalutarlo in quanto proveniente da ambiente non alpino.
Un libro coinvolgente dalla prima pagina all'ultima. Tra l’altro vengono messi in luce diversi aspetti delle spedizioni d'alta quota, dove spesso i fattori economici hanno un notevole peso, al pari delle ambizioni personali, che portano a situazioni di conflitto con amici e colleghi della stessa spedizione o di spedizioni diverse ma comunque impegnate nella stessa impresa.
Emozionante il racconto dei vari tentativi di scalare lo sperone: mille metri di roccia e ghiaccio a 6000 metri, nelle terrificanti condizioni invernali di una montagna micidiale, con i campi intermedi sotto il tiro continuo delle slavine e dei seracchi. La sensazione è che il rischio fosse ponderato e che la via fosse possibile. Ma in una notte di gelo micidiale la grande montagna non glielo ha permesso. Resta il rimpianto per l'uomo, il marito, il padre, il ragazzo che forse avrebbe dovuto nascere altrove, per non portarsi dentro il peso di dover sempre dimostrare qualcosa in più. E non è giusto ora pensare che non si possa passare dal Semprevisa al Nanga, perché

“Un alpinista è un esploratore, non resiste a una via di cui si è innamorato, non può sottrarsi al desiderio di tentarla. Perché la visione iniziale è diventata un’idea, e l’idea un progetto a cui pensa tutti i giorni e a cui dedica le sue energie migliori”.




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