venerdì 13 giugno 2025

IN MONTAGNA - escursionismo e alpinismo nelle vette italiane


IN MONTAGNA è una collana dedicata ai più importanti gruppi montuosi di Alpi e Appennini, edita dal gruppo GEDI con il patrocinio del CAI. Ogni volume ha una parte introduttiva dove se ne descrive geografia, natura, storia e tradizioni, protezione ambientale e alpinismo; segue l'elenco dei rifugi e bivacchi con le informazioni essenziali. Sono poi descritti gli itinerari alpinistici alle cime più importanti e molte escursioni di tutte le difficoltà, dalle passeggiate con famiglie alle salite più lunghe e impegnative. Ogni volume è corredato da molte belle foto. Una collana molto utile per chi vuole programmare una vacanza in montagna o anche per rivedere dei posti noti o immaginare quelli che non si conoscono ancora.

Qui sotto trovate il piano dell'opera. Fino ad oggi abbiamo disponibili, nella nostra biblioteca, i primi nove volumi, ma il decimo e l'undicesimo sono in arrivo. Un grazie di cuore a Luigi Spinetti che si è ripromesso di donarceli tutti.

  1. Monte Bianco
  2. Marmolada
  3. Monviso
  4. Monte Rosa
  5. Gran Sasso
  6. Dolomiti di Brenta
  7. Cervino
  8. Tre Cime di Lavaredo (Dolomiti di Sesto)
  9. Ortles-Cevedale
  10. Gran Paradiso
  11. Catinaccio-Sella-Sassolungo
  12. Monti Sibillini
  13. Pelmo, Civetta e Moiazza
  14. Bernina e Disgrazia
  15. Pale di San Martino
  16. Argentera
  17. Grigne
  18. Adamello-Presanella
  19. Alpi Apuane
  20. Tofane e Dolomiti d’Ampezzo
  21. Pollino
  22. Montasio (Alpi Giulie)



lunedì 5 maggio 2025

Il giovane Settembrini

Enrico Camanni torna in libreria, nella collana dei Gialli Mondadori, con La Bandita, una nuova avventura di Nanni Settembrini, guida alpina e vicecomandante del Soccorso Alpino di Courmayeur. È il sesto romanzo della serie ma cronologicamente si colloca prima degli altri; infatti stavolta Camanni riporta indietro le lancette del tempo al 1993 e quindi ritroviamo un giovane Settembrini appena sposato che già sperimenta gli screzi della vita coniugale; la passione per le scalate è ancora freschissima ma già appaiono riflessioni mature sull’approccio alla montagna da parte di diverse categorie di persone: valligiani, turisti, guide alpine e loro clienti. 

Un’infermiera ha dapprima accoltellato il suo primario e poi lo ha soccorso salvandogli la vita, quindi è fuggita rifugiandosi in una valle solitaria e poco frequentata. La cercano in molti: polizia, carabinieri e Soccorso Alpino ma lei sembra svanita nel nulla. C’è chi la pensa morta. Settembrini è convinto che sia ancora viva e nemmeno troppo lontana ma i vaghi indizi raccolti non lo portano da nessuna parte. 
Intanto i mesi si susseguono e il racconto segue gli avvenimenti della politica e della società, così come Settembrini li vive e li interpreta; la montagna cambia al mutare delle stagioni così come le abitudini di chi ci vive e chi la frequenta. Non mancano di certo le descrizioni delle salite del nostro protagonista, raccontate con chiara competenza alpinistica, ma ciò che sembra interessare maggiormente il narratore è la psicologia di chi si avventura su vie di roccia e ghiaccio per raggiungere le cime.
Il tarlo della donna scomparsa però è sempre nella mente di Settembrini. Sarà il fato a preparare quella combinazione di eventi che porterà la storia a un finale avvincente.

Chi ha già letto altri romanzi della serie apprezzerà di certo anche questo; chi non li ha ancora letti può anche cominciare da questo, proprio perché non ha legami con le storie precedenti.

martedì 22 aprile 2025

Storia di un albero

C’era una volta un abete gigantesco, probabilmente l’Abete bianco più maestoso e imponente d’Europa. Ho cominciato così perché la storia che Marco Albino Ferrari racconta nel suo ultimo libro, Il Canto del Principe, edito da Ponte alle Grazie, ha l’incedere di una fiaba. Invece non lo è, è una storia vera. 
Questo albero così imponente si trovava sull’altipiano di Lavarone e fu abbattuto da una tempesta di vento nel novembre 2017 (non era ancora Vaia). La sua fine fu causata dall’incuria di alcuni ragazzi che ne intaccarono la corteccia, ma ciò accadeva diversi decenni fa. Ma si sa, il tempo degli alberi e dei boschi è molto più dilatato rispetto al tempo degli uomini.
Questo grande abete tornerà a vivere: dal suo tronco è stato ricavato il legno per costruire un quartetto d’archi: strumenti molto particolari, sono bianchi e non rosso-bruni come tutti gli altri. Strumenti però destinati a suonare per secoli e ricordare il grande abete. Gli alberi conoscono tempi che gli uomini possono soltanto immaginare.
Attraverso le pagine del libro, l’autore ci racconta l’importanza simbolica che questo abete aveva per la comunità locale, risalendo alla colonizzazione dell’altipiano da parte degli antichi Cimbri e dei loro successori. La storia ci parla della cura che queste popolazioni avevano e hanno ancora per i loro boschi e il loro territorio. L’ambiente va preservato non lasciandolo nello stato selvaggio ma avendone una cura attiva, da parte dell’uomo: questa è la morale di questa storia.
La lettura di questo libro mi ha indotto a rileggere qualche pagina di Mario Rigoni Stern. Nel suo Arboreto salvatico, cita «il bellissimo Avez del prinzep (Abete del principe) in quel di Lavarone, alla cui ombra amava sostare Sigmund Freud e che certamente è stato ammirato anche da Robert Musil». È sempre un piacere avere una scusa per rileggere lo scrittore di Asiago.
Termino con il commento di Corrado Augias: «La magia di un albero che muore e risorge, dal fruscio delle foglie al suono di un violino. Un incanto». E qui mi taccio perché, si sa, ubi maior…

Commento di Melina Biagi:
Ho letto con  piacevole interesse questo libro  e la famosa frase «nulla  si crea,  nulla si distrugge, tutto  si trasforma», si addice perfettamente  alla conclusione di questo  racconto.      
I suoni che il vento creava attraverso i rami di un meraviglioso, spettacolare pino bianco, il canto degli uccelli e tutti i rumori del bosco determinati dalla vita che si svolgeva intorno ad esso, rivivono riprodotti, trasformati in dolcissime melodie eseguite da violini costruiti con il legno di quell'albero che sembrava morto, (abbattuto  da un furioso  temporale). Sembrerebbe una fantastica favola scritta per  bambini, ma è una bellissima realtà raccontata con grande sensibilità .

domenica 16 marzo 2025

L'uomo che scriveva lettere alle montagne

Non è facile raccontarsi, confessare i ricordi più dolorosi e le emozioni più delicate. Allora Onesto, protagonista di questa storia, decide di scrivere alle montagne. Ha speso la sua vita in una piccola frazione di Tai di Cadore e le cime delle Dolomiti sono una presenza costante e confortante lungo i suoi giorni. Affranca e spedisce le lettere alle montagne, quasi che esse siano persone reali a cui destinarle, chissà forse le uniche capaci di intendere le sue gioie e i suoi tormenti.
Guido Contin detto Cognac è ormai vecchio, non possiede più nulla se non la sua saggezza, vive in un casello dismesso della vecchia ferrovia del Cadore: sarà lui a raccogliere le lettere, non recapitate dalle Poste, e a conservarle, in modo da consegnarci questa storia struggente.
Onesto è il titolo di un bel romanzo di uno scrittore veneto, Francesco Vidotto, e pubblicato da Bompiani.
La storia scorre lungo molti decenni del Novecento, a cavallo della guerra, fino a un epilogo che arriva ai giorni nostri, o quasi. Due fratelli si sono persi e ritrovati, si sono innamorati della stessa ragazza: la loro vita procederà alternando parentesi di dolcezza e momenti drammatici. Lo spaccato della vita cadorina ci mostra povertà e resilienza, fatica e sprazzi di felicità, crudezze e slanci di intensa solidarietà: è una montagna così diversa dallo stereotipo turistico ma che sa comprendere e lenire i dolori del protagonista. Una storia che apre una breccia nei nostri sentimenti.
L’autore fa suo l’insegnamento di Onesto:
In molti credono che per scalare ci voglia forza, invece è proprio il contrario.
Scalare non è questione di tenere, è questione di lasciarsi andare.
Ogni cosa.
La paura, l’incertezza, il dubbio, le sicurezze, i problemi, le soluzioni, il passato, il futuro, le prese, gli appigli.
Tutto quanto.
Lasciare andare in un movimento che avvicina al cielo

 

venerdì 7 marzo 2025

Il richiamo della montagna

Sul risvolto di copertina del suo ultimo libro, Matteo Righetto è definito scrittore e filosofo della montagna. Dopo alcuni romanzi ben apprezzati (in biblioteca abbiamo La pelle dell’orso, L’anima della frontiera e La stanza delle mele) ora Matteo Righetto pubblica un breve saggio: Il richiamo della montagna, per le edizioni Feltrinelli
L’autore prende spunto dai temi critici di questi tempi: innanzi tutto il riscaldamento globale e i suoi effetti più nefasti, raccontando da par suo il crollo del ghiacciaio della Marmolada e la tempesta Vaia; senza dimenticare lo sfruttamento turistico della montagna e il conseguente sovraffollamento, lo spopolamento delle aree montane e lo stravolgimento dei ritmi stagionali. Sono temi attuali e trattati anche in altri saggi che abbiamo in biblioteca (Assalto alle Alpi di Marco Albino Ferrari, La Montagna Sacra di Enrico Camanni). 
La prospettiva di Righetto, però, si concentra su altri punti su cui vale la pena ragionare. L’attenzione della nostra società, dice l’autore, è legata unicamente al presente: stiamo perdendo di vista tutta la storia passata e soprattutto il nostro futuro, concentrandoci unicamente sul soddisfacimento dei nostri desideri immediati. Nel nostro antropocentrismo imperante, la montagna, ridotta a parco giochi, è vissuta solamente per appagare il nostro edonismo. Invece le pagine di questo libro ci invitano a pensare la montagna nei tempi lunghi della storia, a percepirne la sua sacralità nel silenzio e nella riflessione per riuscire davvero a comprenderla e goderne. I luoghi naturali hanno un loro spirito e attraversarli camminando ci aiuta ad avvertirlo. Quindi Righetto tratteggia un nuovo umanesimo, che si oppone alla tecnica fine a sé stessa e alla ricerca del profitto, per definire un diverso approccio alla montagna. Un invito rivolto a ogni amante della montagna a dedicare una piccola parte del suo tempo a questa lettura.

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martedì 4 febbraio 2025

L'intelligenza degli alberi

Stefano Mancuso, professore ordinario presso l’Università di Firenze, è tra le massime autorità mondiali impegnate a studiare l’intelligenza delle piante.
Ho letto il suo primo libro in un luogo ideale: in una radura al centro di un bosco, in un pomeriggio di riposo e di quiete, nella perfezione del silenzio. Ho avuto modo, così, di conoscere i temi che gli sono cari, spiegati in maniera chiara: gli alberi hanno una vita sociale, infatti si scambiano informazioni tramite le loro radici; hanno sviluppato i cinque sensi, seppure in modo diverso da noi; hanno una forma di intelligenza che gli permette di far fronte alle difficoltà e ai cambiamenti dell’ambiente. E poi, sembra una banalità ma è una verità assoluta: le piante vivrebbero benissimo senza il genere umano mentre noi, senza di loro, ci estingueremmo in un batter d’occhi.
Questo suo primo libro era evidentemente un saggio, a cui ne sono seguiti altri sempre centrati su temi del genere.
Ora invece Stefano Mancuso ha trasferito questi suoi argomenti nella narrativa. In biblioteca abbiamo La versione degli alberi, edito da Einaudi, gentilmente donatoci da Margherita Antonucci. In questo romanzo gli alberi parlano e camminano, addirittura viaggiano, custodiscono le loro informazioni in una biblioteca e si riuniscono in assemblea. Tutte le loro attività hanno un fine: contrastare i danni che l’uomo sta arrecando all’ambiente e far fronte al cambiamento climatico. Il tono della scrittura è leggero e fantasioso; certo, la narrazione ha il carattere di una fiaba; però, in filigrana. si intravedono i solidi fondamenti scientifici dell’autore e la sua visione del mondo vegetale. Gli alberi di Mancuso sono inclusivi, aperti al dialogo con le altre comunità vegetali; camminano e addirittura viaggiano; "ragionano" su tempi lunghi secoli e non soltanto sul presente; condividono le loro informazioni per perseguire il bene comune. A differenza degli umani.

All’inizio del racconto si fa riferimento a una storia precedente: ho capito quindi che c’è un altro libro che lo precede (La tribù degli alberi, Einaudi, 2022); il finale è aperto e lascia intuire che ci sarà un terzo episodio. Potrebbe essere interessante. Se ne può parlare.