Ho trovato l’anima gemella, la donna della mia vita. Mia
moglie non si è preoccupata neanche un po’. Annemarie Schwarzenbach è morta,
ancora giovane, nell’estate del 1942. L’ho conosciuta soltanto attraverso i
suoi libri e le sue fotografie e tramite ciò che è stato scritto su di lei.
Annemarie era un tipo mascolino e seducente al tempo stesso,
verso persone di entrambi i sessi. Ancora oggi emana un grande fascino
attraverso le tracce visive e letterarie che ha lasciato. Io me ne sono lasciato
conquistare. La ragazza nasce nel 1908 da una ricchissima famiglia di Zurigo,
il padre è un industriale della seta. Ha grandi possibilità e qualità: viaggia
per quattro continenti e scrive reportage da paesi remoti, è scrittrice, ottima
fotografa, archeologa dilettante, eccellente pianista al punto che potrebbe
intraprendere, se volesse, la carriera di concertista. Una donna colta, con
svariati interessi e un consistente patrimonio familiare: si potrebbe pensare
che abbia tutto per una vita di soddisfazioni. Riesce invece in un’impresa che
sembra impossibile: rovinarsela. È questo il capolavoro della sua esistenza. Perennemente
in conflitto con la famiglia che vorrebbe imporle un rigido stile degno della
loro posizione sociale, tormentata da sensi di colpa e impulsi di
autodistruzione, trova sfogo in viaggi avventurosi alla ricerca di un senso da
dare alla sua vita. Coltiva un’amicizia fatta di attrazione e conflitti con Erika
e Klaus Mann, figli del celebre Thomas, l’autore de La montagna incantata. C’è
anche un’attrazione erotica con entrambi (sì perché la ragazza non si fa
mancare nulla) che però non sfocia in nulla perché Erika le sfugge e Klaus
perde l’attimo in cui potrebbe sposarla.
Non posso negare che le sue qualità di viaggiatrice
alternativa, fotografa, reporter e scrittrice mi abbiano affascinato, ma anche
i contrasti familiari mi intrigano, soprattutto quando Annemarie prende una
netta posizione contro l’avvento del nazismo a cui i suoi genitori sono invece
favorevoli. Mi piacerebbe sempre imitarla, seppure da lontano, per questi
aspetti che ho detto. Certo non potrei emularla come pianista, cosa a cui non
mi sono mai dedicato e non potrei mai seguirla nelle sue cadute verso l’uso di
morfina e nel tentativo di suicidarsi.
Per ora sto leggendo la sua biografia dal titolo Lei così
amata, scritta da Melania Mazzucco in forma romanzata seppur basata su fatti
reali. La quarta di copertina recita: Il fascino di una vita talmente
imperdonabile, misteriosa, fragile e dannata da diventare romanzo. Questa lettura
mi è stata “prescritta” da Angelo per preparare al meglio la prossima serata
dove parleremo dell’unico vero romanzo di Annemarie Schwarzenbach, Fuga verso l’alto,
che richiama non a caso le atmosfere de La montagna incantata di Thomas Mann. Ne
parleremo le prossime settimane.
Annemarie Schwarzenbach muore il 6 settembre 1942, in Engadina,
non lontano dalla tenuta di famiglia, per una caduta dalla bicicletta. Anche in
questo ho provato ad imitarla ma ho fallito anche qui: portavo il casco e non
sono andato oltre una giornata al pronto soccorso con un codice giallo.
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