sabato 19 novembre 2016

La ragazza sulla montagna incantata

Una distesa infinita di neve, montagne mute e maestose. Una risalita faticosa, una discesa folle col vento in faccia. Tornare ancora su, domani, e scendere di nuovo. Ancora su, nel vano tentativo di dimenticare, di trovare un equilibrio interiore. Da lontano, dalla pianura, arrivano echi violenti di mondo che va rivoltandosi sottosopra. Allora bisogna salire ancora in un’eterna Fuga verso l’alto. È questo il titolo del romanzo di Annemarie Schwarzenbach che racconta la montagna come ricerca del distacco, come oblio. Chi non ha mai sentito parlare di questa autrice non ha che da leggere il post che trova qui sotto.
I drammatici eventi che accadono nei primi mesi del 1933 segneranno in maniera indelebile la storia d’Europa. In gennaio, Hitler sale al potere, in febbraio l’incendio del Parlamento tedesco servirà ad accusare i comunisti di questo atto e rafforzare il regime. Annemarie Schwarzenbach lascia definitivamente Berlino. Durante questi mesi scrive Fuga verso l’alto. La stesura del romanzo, per una tetra coincidenza, termina il 10 maggio, lo stesso giorno in cui, a Berlino, i nazisti bruciano in piazza i libri che si oppongono all’ideologia ormai dominante.
Nel romanzo gli echi di tali violenze arrivano attutiti; sono invece lo sradicamento familiare dei protagonisti e il loro spaesamento ad attraversare tutta la narrazione. Allora non resta che tornare ossessivamente a sciare nel vano tentativo di dimenticare e cercare una nuova dimensione di sé. Il tempo sembra diluirsi fino a diventare rarefatto, qui in alta montagna dove l’inverno sembra non finire mai. L’attesa diviene opprimente e richiama le atmosfere de La Montagna Incantata di Thomas Mann. Qui il discorso si allarga pericolosamente e bisognerà parlarne un’altra volta.

Per ora vi do appuntamento a venerdì 2 dicembre, nella sede del CAI, per parlare di entrambi i romanzi.


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