domenica 31 agosto 2025

In viaggio con Dumas

Devo ammettere che preferisco la montagna di una volta, quando si coglieva ancora un senso di scoperta, ormai cancellato da web e gps. Parlando di libri, apprezzo lo scrittore di mestiere, seppur tranquillo escursionista, piuttosto che l’alpinista di grido che racconta imprese mirabolanti.
Ho fatto queste due premesse per spiegare perché mi sono molto divertito nella lettura dei racconti di viaggio attraverso le Alpi di Alexandre Dumas. Nel 1832, lo scrittore, appena trentenne e non ancora famoso, lascia Parigi per sfuggire un’epidemia di colera. Raggiunge Ginevra in carrozza per proseguire a piedi o con mezzi di fortuna su quelle montagne che cominciano a divenire appetibili ai gusti della borghesia ottocentesca. Ne scrive un resoconto di quasi mille pagine che ha un buon successo in Francia; passano oltre cento anni prima che sia pubblicata una prima versione italiana limitata a pochi episodi; questa raccolta di resoconti di viaggio avrà una buona diffusione e un conseguente successo in Italia quando sarà riedita nel 1997 da Vivalda, nella prestigiosa collana I Licheni, col titolo In viaggio sulla Alpi.
La prosa è assolutamente gustosa, ricca di aneddoti e episodi esilaranti dovuti alla distanza, che duecento anni fa era ben marcata, tra un cittadino e i montanari. Dumas dà una descrizione dei luoghi che gli appaiono di una selvatichezza inavvicinabile ma con cui però non esita a cimentarsi con esiti non sempre felici; racconta di alloggi improbabili e pasti immangiabili per un parigino, scherzi atroci scambiati con altri viaggiatori. Non esita però a proseguire nelle sue avventure sulle orme delle guide che, di volta in volta, lo accompagnano. Il tono della narrazione è avventuroso e rocambolesco, probabilmente frutto di una dose di invenzione e forse proprio per questo divertente. Mi ha ricordato i racconti che si facevano sui pullman del CAI di una volta quando si ricordavano certe escursioni finite a tarda notte per andare dietro a Mario Maniccia.
L’episodio più noto del libro è l’incontro, a Chamonix, con Jacques Balmat, il primo salitore del Monte Bianco, ormai settantenne a quell’epoca. Il racconto ha uno stile privo di retorica e autocompiacimento; uno dopo l’altro si susseguono i rischi affrontati e le difficoltà incontrate ma non mancano inganni e colpi di scena come in un vero romanzo d’avventura. Probabilmente il racconto è un falso storico riguardo i rapporti tra Balmat e Paccard ma qui prevale il piacere della lettura.
Dumas incontra poi anche Maria Paradis, la prima donna a salire sul Bianco e Marie Couttet, montanaro di Chamonix, scampato alla prima grande tragedia alpinistica. Racconta poi le sue escursioni in Svizzera e, infine, anche in Italia. Tra descrizioni di un ambiente che appare ostile e avvincente, incontri, storie e aneddoti, Dumas racconta quell’interesse per l’avventura sulle Alpi destinata a dilagare nei decenni a venire.

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