Non
è facile raccontarsi, confessare i ricordi più dolorosi e le emozioni più
delicate. Allora Onesto, protagonista di questa storia, decide di scrivere alle
montagne. Ha speso la sua vita in una piccola frazione di Tai di Cadore e le
cime delle Dolomiti sono una presenza costante e confortante lungo i suoi
giorni. Affranca e spedisce le lettere alle montagne, quasi che esse siano
persone reali a cui destinarle, chissà forse le uniche capaci di intendere le
sue gioie e i suoi tormenti.
Guido
Contin detto Cognac è ormai vecchio, non possiede più nulla se non la sua
saggezza, vive in un casello dismesso della vecchia ferrovia del Cadore: sarà
lui a raccogliere le lettere, non recapitate dalle Poste, e a conservarle, in
modo da consegnarci questa storia struggente.
Onesto
è il titolo di un bel romanzo di uno scrittore veneto, Francesco Vidotto, e
pubblicato da Bompiani.
La
storia scorre lungo molti decenni del Novecento, a cavallo della guerra, fino a
un epilogo che arriva ai giorni nostri, o quasi. Due fratelli si sono persi e
ritrovati, si sono innamorati della stessa ragazza: la loro vita procederà
alternando parentesi di dolcezza e momenti drammatici. Lo spaccato della vita
cadorina ci mostra povertà e resilienza, fatica e sprazzi di felicità, crudezze
e slanci di intensa solidarietà: è una montagna così diversa dallo stereotipo
turistico ma che sa comprendere e lenire i dolori del protagonista. Una storia
che apre una breccia nei nostri sentimenti.
L’autore
fa suo l’insegnamento di Onesto:
“In
molti credono che per scalare ci voglia forza, invece è proprio il contrario.
Scalare
non è questione di tenere, è questione di lasciarsi andare.
Ogni
cosa.
La
paura, l’incertezza, il dubbio, le sicurezze, i problemi, le soluzioni, il
passato, il futuro, le prese, gli appigli.
Tutto
quanto.
Lasciare
andare in un movimento che avvicina al cielo”
domenica 16 marzo 2025
L'uomo che scriveva lettere alle montagne
venerdì 7 marzo 2025
Il richiamo della montagna
Sul risvolto di copertina
del suo ultimo libro, Matteo Righetto è definito scrittore e filosofo della
montagna. Dopo alcuni romanzi ben apprezzati (in biblioteca abbiamo La pelle
dell’orso, L’anima della frontiera e La stanza delle mele) ora Matteo Righetto
pubblica un breve saggio: Il richiamo della montagna, per le edizioni
Feltrinelli.
L’autore prende spunto
dai temi critici di questi tempi: innanzi tutto il riscaldamento globale e i
suoi effetti più nefasti, raccontando da par suo il crollo del ghiacciaio della
Marmolada e la tempesta Vaia; senza dimenticare lo sfruttamento turistico della
montagna e il conseguente sovraffollamento, lo spopolamento delle aree montane
e lo stravolgimento dei ritmi stagionali. Sono temi attuali e trattati anche in
altri saggi che abbiamo in biblioteca (Assalto alle Alpi di Marco Albino
Ferrari, La Montagna Sacra di Enrico Camanni).
La prospettiva di
Righetto, però, si concentra su altri punti su cui vale la pena ragionare.
L’attenzione della nostra società, dice l’autore, è legata unicamente al
presente: stiamo perdendo di vista tutta la storia passata e soprattutto il
nostro futuro, concentrandoci unicamente sul soddisfacimento dei nostri
desideri immediati. Nel nostro antropocentrismo imperante, la montagna, ridotta
a parco giochi, è vissuta solamente per appagare il nostro edonismo. Invece le
pagine di questo libro ci invitano a pensare la montagna nei tempi lunghi della
storia, a percepirne la sua sacralità nel silenzio e nella riflessione per
riuscire davvero a comprenderla e goderne. I luoghi naturali hanno un loro
spirito e attraversarli camminando ci aiuta ad avvertirlo. Quindi Righetto
tratteggia un nuovo umanesimo, che si oppone alla tecnica fine a sé stessa e
alla ricerca del profitto, per definire un diverso approccio alla montagna. Un
invito rivolto a ogni amante della montagna a dedicare una piccola parte del
suo tempo a questa lettura.
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