domenica 16 marzo 2025

L'uomo che scriveva lettere alle montagne

Non è facile raccontarsi, confessare i ricordi più dolorosi e le emozioni più delicate. Allora Onesto, protagonista di questa storia, decide di scrivere alle montagne. Ha speso la sua vita in una piccola frazione di Tai di Cadore e le cime delle Dolomiti sono una presenza costante e confortante lungo i suoi giorni. Affranca e spedisce le lettere alle montagne, quasi che esse siano persone reali a cui destinarle, chissà forse le uniche capaci di intendere le sue gioie e i suoi tormenti.
Guido Contin detto Cognac è ormai vecchio, non possiede più nulla se non la sua saggezza, vive in un casello dismesso della vecchia ferrovia del Cadore: sarà lui a raccogliere le lettere, non recapitate dalle Poste, e a conservarle, in modo da consegnarci questa storia struggente.
Onesto è il titolo di un bel romanzo di uno scrittore veneto, Francesco Vidotto, e pubblicato da Bompiani.
La storia scorre lungo molti decenni del Novecento, a cavallo della guerra, fino a un epilogo che arriva ai giorni nostri, o quasi. Due fratelli si sono persi e ritrovati, si sono innamorati della stessa ragazza: la loro vita procederà alternando parentesi di dolcezza e momenti drammatici. Lo spaccato della vita cadorina ci mostra povertà e resilienza, fatica e sprazzi di felicità, crudezze e slanci di intensa solidarietà: è una montagna così diversa dallo stereotipo turistico ma che sa comprendere e lenire i dolori del protagonista. Una storia che apre una breccia nei nostri sentimenti.
L’autore fa suo l’insegnamento di Onesto:
In molti credono che per scalare ci voglia forza, invece è proprio il contrario.
Scalare non è questione di tenere, è questione di lasciarsi andare.
Ogni cosa.
La paura, l’incertezza, il dubbio, le sicurezze, i problemi, le soluzioni, il passato, il futuro, le prese, gli appigli.
Tutto quanto.
Lasciare andare in un movimento che avvicina al cielo

 

venerdì 7 marzo 2025

Il richiamo della montagna

Sul risvolto di copertina del suo ultimo libro, Matteo Righetto è definito scrittore e filosofo della montagna. Dopo alcuni romanzi ben apprezzati (in biblioteca abbiamo La pelle dell’orso, L’anima della frontiera e La stanza delle mele) ora Matteo Righetto pubblica un breve saggio: Il richiamo della montagna, per le edizioni Feltrinelli
L’autore prende spunto dai temi critici di questi tempi: innanzi tutto il riscaldamento globale e i suoi effetti più nefasti, raccontando da par suo il crollo del ghiacciaio della Marmolada e la tempesta Vaia; senza dimenticare lo sfruttamento turistico della montagna e il conseguente sovraffollamento, lo spopolamento delle aree montane e lo stravolgimento dei ritmi stagionali. Sono temi attuali e trattati anche in altri saggi che abbiamo in biblioteca (Assalto alle Alpi di Marco Albino Ferrari, La Montagna Sacra di Enrico Camanni). 
La prospettiva di Righetto, però, si concentra su altri punti su cui vale la pena ragionare. L’attenzione della nostra società, dice l’autore, è legata unicamente al presente: stiamo perdendo di vista tutta la storia passata e soprattutto il nostro futuro, concentrandoci unicamente sul soddisfacimento dei nostri desideri immediati. Nel nostro antropocentrismo imperante, la montagna, ridotta a parco giochi, è vissuta solamente per appagare il nostro edonismo. Invece le pagine di questo libro ci invitano a pensare la montagna nei tempi lunghi della storia, a percepirne la sua sacralità nel silenzio e nella riflessione per riuscire davvero a comprenderla e goderne. I luoghi naturali hanno un loro spirito e attraversarli camminando ci aiuta ad avvertirlo. Quindi Righetto tratteggia un nuovo umanesimo, che si oppone alla tecnica fine a sé stessa e alla ricerca del profitto, per definire un diverso approccio alla montagna. Un invito rivolto a ogni amante della montagna a dedicare una piccola parte del suo tempo a questa lettura.

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