Alcuni di voi ricorderanno Francesca Melandri,
nostra ospite quando ci parlò di Eva dorme, un libro che ci è rimasto impresso
nella memoria. Qualche anno dopo pubblicò Sangue giusto: un romanzo che narra
in parallelo l’immigrazione verso il nostro paese e la guerra coloniale
italiana in Etiopia; libro, anche questo, che mi ha lasciato un segno, seppure
lontano dalle tematiche del CAI.
Quest’anno Francesca Melandri ha pubblicato Piedi freddi, per le edizioni Bompiani. Mi sembra utile parlarne qui perché prende spunto dalla storia degli alpini in Russia ma soprattutto mi sembra doveroso perché mi ha segnato e commosso.
Il libro è un lungo colloquio immaginario tra l’autrice e suo padre, giovane tenente degli alpini inviato in Russia, sul fronte orientale. Si percepisce l’affetto di una figlia che ricorda i racconti drammatici di suo padre, intrisi di fantasiose invenzioni per renderli più dolci alle orecchie di una bambina. Allora la narrazione si sofferma sull’aneddoto dell’ululato del lupo che gli alpini emettevano nella notte per spaventare i soldati russi dall’altra parte della trincea; o il fortunoso ritrovamento dei valenki, gli stivali di feltro che gli risparmiarono il congelamento dei piedi. Poi però la donna adulta si domanda con quale spirito il giovane tenente abbia affrontato quella guerra di conquista coloniale, combattuta dalla parte sbagliata. E ancora: l’ambiguo comportamento del suo genitore nel tragico periodo che va dall’otto settembre alla Liberazione. Allora il libro è al tempo stesso una ricerca della verità su suo padre e una riflessione sulla guerra che oggi torna alle porte dell’Europa, nella stessa terra già contesa ottanta anni fa; guerra combattuta per le stesse ragioni di sempre: un’invasione di stampo coloniale. La considerazione inquietante a cui si arriva è che la nostra generazione, vissuta in un tempo di pace durato ottant’anni, non sia nemmeno in grado di immaginare come potrebbe reagire la nostra società alla sciagurata eventualità di una guerra in casa nostra. E qui si impone una riflessione sul pacifismo.
Piedi freddi è un libro che è al tempo stesso romanzo, libro di storia, orazione civile.
Da quando l’ho letto sono tornato a seguire le vicende della guerra in Ucraina con rinnovato interesse; l’abitudine alle notizie quotidiane, che preferiremmo non ascoltare, ci porta all’assuefazione. Questo libro riporta drammaticamente la guerra alla nostra attenzione.
Quest’anno Francesca Melandri ha pubblicato Piedi freddi, per le edizioni Bompiani. Mi sembra utile parlarne qui perché prende spunto dalla storia degli alpini in Russia ma soprattutto mi sembra doveroso perché mi ha segnato e commosso.
Il libro è un lungo colloquio immaginario tra l’autrice e suo padre, giovane tenente degli alpini inviato in Russia, sul fronte orientale. Si percepisce l’affetto di una figlia che ricorda i racconti drammatici di suo padre, intrisi di fantasiose invenzioni per renderli più dolci alle orecchie di una bambina. Allora la narrazione si sofferma sull’aneddoto dell’ululato del lupo che gli alpini emettevano nella notte per spaventare i soldati russi dall’altra parte della trincea; o il fortunoso ritrovamento dei valenki, gli stivali di feltro che gli risparmiarono il congelamento dei piedi. Poi però la donna adulta si domanda con quale spirito il giovane tenente abbia affrontato quella guerra di conquista coloniale, combattuta dalla parte sbagliata. E ancora: l’ambiguo comportamento del suo genitore nel tragico periodo che va dall’otto settembre alla Liberazione. Allora il libro è al tempo stesso una ricerca della verità su suo padre e una riflessione sulla guerra che oggi torna alle porte dell’Europa, nella stessa terra già contesa ottanta anni fa; guerra combattuta per le stesse ragioni di sempre: un’invasione di stampo coloniale. La considerazione inquietante a cui si arriva è che la nostra generazione, vissuta in un tempo di pace durato ottant’anni, non sia nemmeno in grado di immaginare come potrebbe reagire la nostra società alla sciagurata eventualità di una guerra in casa nostra. E qui si impone una riflessione sul pacifismo.
Piedi freddi è un libro che è al tempo stesso romanzo, libro di storia, orazione civile.
Da quando l’ho letto sono tornato a seguire le vicende della guerra in Ucraina con rinnovato interesse; l’abitudine alle notizie quotidiane, che preferiremmo non ascoltare, ci porta all’assuefazione. Questo libro riporta drammaticamente la guerra alla nostra attenzione.
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