Se non
dovessi tornare è il titolo dell’ultimo libro di Enrico Camanni, edito da Mondadori. In copertina si
vede un uomo biondo, alto, bello come un divo hollywoodiano; il suo abbigliamento
da alpinista è tutt’altro che tecnico, anzi direi quasi trasandato con quel
maglione sformato e le toppe sui pantaloni. Eppure Gary Hemming era uno dei più
forti alpinisti dell’epoca: si era formato sulle pareti verticali della
Yosemite Valley e soltanto in seguito si era traferito in Europa per scalare
sulle Alpi. Durante la piovosissima estate del 1966 si rese protagonista del
rocambolesco salvataggio di due tedeschi bloccati sulla parete ovest del Petit
Dru. Hemming salì, nell’imperversare del maltempo, lungo la via diretta dove le
migliori guide di Chamonix non osavano neppure avventurarsi.
Non pensate
che io abbia spoilerato alcunché: questo che potrebbe sembrare un finale ad
alta tensione non è che l’inizio del libro; sapere che il salvataggio andrà a
buon fine non toglie nulla al piacere della lettura, vi basti sapere che l’ho
riletto appena finito il libro e l’ho trovato avvincente come la prima volta.
Lo schivo e
anticonformista Hemming vive di lavori e amori saltuari, non ha una fissa
dimora, si dice che a Parigi dorma sotto i ponti come un clochard. Quando la
strepitosa vicenda del Petit Dru rimbalza sui principali rotocalchi parigini il
nostro protagonista passa in un batter d’occhi dall’ombra della sua esistenza alla luce accecante
dei media. E qui comincia tutta un’altra storia, una storia che si interseca
coi fermenti rivoluzionari che porteranno al Sessantotto e gli eventi che
segnarono quel decennio di grandi cambiamenti.
Hemming
affronta la montagna con una sua etica particolare, si è dato delle regole che
lo portano in conflitto con l’establishment dell’alpinismo, la compagnia delle
guide di Chamonix in particolare ma anche con i suoi amici e compagni di
scalata: si stimano reciprocamente, si vogliono bene ma hanno sempre qualcosa
da ridirsi. Hemming incarna lo spirito ribelle dei tempi, in montagna e nella
vita, è in perenne conflitto con una società conformista; il suo temperamento
rivoluzionario anticipa di diversi anni il nuovo corso dell’alpinismo ma anche
quella spinta turbolenta che sta per esplodere nei cuori della nuova
generazione.
La scrittura
di Camanni è sempre molto ben documentata: avvincente nelle pagine che
raccontano le scalate ma allo stesso modo quando indaga nelle pieghe dell’animo
del protagonista, in costante contrasto con la società dell’epoca. Leggendo il
romanzo si rivivono, attraverso gli occhi dell’alpinista americano, gli
avvenimenti tragici che segnarono i suoi anni, a cominciare dalla guerra del
Vietnam, ma anche gli slanci emotivi che avrebbero voluto sovvertire le convenzioni del perbenismo. Hemming, spirito “ribelle e missionario” mostra però le sue
fragilità: resta fedele alle regole che si è dato, e dovrà pagare dazio
scontrandosi con i media e con la società consumistica.
Aggiungo una
piccola riflessione. Questa lettura mi ha dato modo di specchiare la realtà
contemporanea nello spirito del protagonista e giungere a una semplice
conclusione: tornasse oggi sarebbe ancora una voce fuori dal coro di cui sento
un gran bisogno.
Avevi ragione Piero. Il libro è bellissimo! La storia appassionante e coinvolgente mi ha tenuto incollato al libro due giorni.
RispondiEliminaGrazie del consiglio ma soprattutto grazie a Camanni di cui avevamo già apprezzarlo le qualità della sua scrittura.