Fiore di roccia, romanzo di Ilaria Tuti edito da Longanesi, è sembrato, a chi di noi lo conosce già, una delle migliori letture degli ultimi tempi. La storia, ambientata in Carnia durante la Grande Guerra, è romanzata ma basata su fatti reali: celebra la resilienza delle donne friulane che sacrificarono le loro giornate, e in qualche caso la loro vita, per rifornire gli alpini in prima linea di cibo, medicinali e munizioni. Ogni giorno portarono gerle pesantissime da valle fin sulle cime, contribuendo così alla tenuta del fronte; la sera poi, tornate a valle, c'era da rigovernare la casa, accudire gli animali, allattare i bambini. Furono sacrifici davvero durissimi.
Eccovi la recensione di Nazzareno a cui spetta il merito di averci fatto conoscere questo bel libro.
Al centro del notevole romanzo di Ilaria Tuti è la vicenda delle Portatrici Carniche, una storia ignota ai più, colpevolmente dimenticata per lungo tempo e che l'autrice ha il merito di avere rievocato, offrendoci, oltre al piacere della lettura, un’ opportunità di riscoperta e di riappropriazione di avvenimenti tra i più importanti del processo fondativo del nostro Paese e di rafforzare, inoltre, il sentimento di compassione e gratitudine verso i caduti di quella guerra. Durante la Grande Guerra, guerra di posizione combattuta nel teatro delle Alpi Carniche contro l'esercito austriaco, alle donne di Timau, persone alle quali la guerra ha sottratto tutto e risparmiato nulla, tocca un importante ruolo di natura logistica. Lo stile narrativo di Ilaria Tuti coincide perfettamente col carattere asciutto e diretto della popolazione friulana e col paesaggio montano costituito dalle cime superbe e rocciose del Pal Piccolo e Pal Grande, del Freikofel e del Gamspitz ma il romanzo risulta al contempo intenso e coinvolgente poiché dalle azioni e dalle riflessioni di Agata, la protagonista, e degli altri personaggi che lo animano, si generano continue tempeste emotive, atti di sacrificio e di estremo eroismo scevro da ogni retorica e vanagloria, emerge, soprattutto la semplice verità sempre soppressa e offuscata dalle “ragioni”della guerra e cioè che il nemico è fatto della nostra stessa sostanza e che nutre gli stessi nostri sentimenti.
Ora ci ripromettiamo di parlarne in una prossima serata, quando sarà possibile rivederci in sede, affidando la presentazione a una nostra lettrice che meglio interpreterà i sentimenti della protagonista.
Nessun commento:
Posta un commento