domenica 28 ottobre 2018

Due classici tornano in libreria


Alcuni di voi ricorderanno la serata che, più o meno un anno fa, dedicammo a Massimo Mila: ripercorremmo la sua figura di musicologo e alpinista, senza trascurare il suo impegno politico e civile. Molte notizie sulla sua biografia e buona parte delle letture furono tratte dagli Scritti di montagna dello stesso Mila, pubblicati da Einaudi nel 1992. È un libro da tempo fuori catalogo che conservo gelosamente e che non mi sono sentito di regalare alla biblioteca del CAI. Sono stato tentato di farlo perché mi è sempre sembrato un testo importante per raccontare la cultura e l'alpinismo del Novecento però, con una punta di dispiacere, ha prevalso il sentimento di possesso. Il libro è rimasto nella libreria di casa mia. Per fortuna ci ha pensato il CAI a risolvere questo mio piccolo dilemma interiore. Sul numero di ottobre di Montagne 360, alle pagine 74 e 75, si dà ampio spazio a un nuovo libro, I due fili della mia esistenza edito dal CAI, che raccoglie gran parte degli scritti di montagna di Mila, arricchiti da materiale fotografico inedito. Non aggiungo altro se non che è un libro da comprare per la nostra biblioteca e vi rinvio alla lettura della rivista del CAI.

I libri alpinistici sono spesso ricchi di dettagli e informazioni sulle salite compiute ma altrettanto spesso hanno un livello letterario modesto; a volte però colgono in pieno la vicenda umana, al di là di ogni tecnicismo, e diventano romanzi avvincenti anche per i non addetti ai lavori. Uno dei più belli è, non solo a mio avviso, Freney 1961, di Marco Albino Ferrari. Si racconta la ben nota vicenda del tentativo di Bonatti al pilone centrale del Monte Bianco, insieme ai francesi guidati da Pierre Mazeaud. A pochi tiri dalla fine delle difficoltà le due cordate furono bloccate dal maltempo e costrette a bivaccare per quattro giorni, prima di cominciare una penosa ritirata che costò la vita a quattro alpinisti su sette. Ne seguirono roventi polemiche e pesantissime accuse a Bonatti, ritenuto responsabile della tragedia, accusato in patria e poi riabilitato dai francesi che, qualche anno più tardi, gli conferirono la Legion d'Onore "a un uomo coraggioso e generoso che non ha esitato a prendere tutti i rischi per soccorrere i compagni". Il libro di Ferrari è avvincente come un giallo e tiene il lettore incollato alla storia fin dalle prime pagine, anche se si sa fin dall'inizio come va a finire. Ne esistono diverse edizioni a partire dalla prima, del 1996, di Vivalda. In biblioteca ne abbiamo una copia, ripubblicata dal CAI nel 2016, nella collana Montagna Leggendaria. Qualcuno ricorderà che anche a questo libro dedicammo una serata, a cura di Arturo. Apprendo dal Venerdì di Repubblica del 19 ottobre scorso di una nuova edizione per Ponte alle Grazie, arricchita di qualche aggiornamento di non poco conto. Un punto chiave della difesa di Bonatti fu che le previsioni del tempo indicavano bello stabile quando, invece, si scatenò una tormenta che durò una settimana, nonostante si fosse a metà luglio. Ora è stato ritrovato un bollettino meteo della svizzera Radio Monteceneri che prevedeva, invece, da nuvoloso a molto nuvoloso. Questa nuova edizione potrebbe quindi riaprire polemiche mai completamente sopite.



Nessun commento:

Posta un commento