Nel volume Voci di montagna, una trentina di
professionisti in vari campi: giornalisti, scrittori, docenti, artisti,
religiosi anche se nessuno alpinista a titolo principale, raccontano la loro
percezione della montagna attraverso le loro esperienze. Mi ha lasciato molto
pensare Franco Brevini quando dice
che “la montagna non esiste. Intendevo dire che quegli ammassi di rocce e di
ghiacci non esistono se non nelle rappresentazioni variabili che l’uomo ne ha
fornito attraverso i secoli. Le cime sono insomma invenzioni degli uomini, che
le hanno viste, pensate, frequentate, raccontate e per farlo hanno proiettato
su di esse gli schemi delle loro culture […] Oggi le montagne sono considerate
belle, ma in sé le montagne non sono né belle, né brutte. È la comunità umana
ad assegnargli un valore estetico, fornendo una rappresentazione che
corrisponde ai propri bisogni. E infatti le montagne, che per secoli erano
state maudites, «maledette»,
hanno cominciato a essere belle quando l’uomo del Settecento vi ha proiettato
la propria ansia di sublime”. Brevini prosegue sintetizzando come la percezione
della montagna si sia evoluta fino ai giorni nostri, scrivendo così una storia
dell’alpinismo in due pagine, fino ad arrivare all’arrampicata libera. Chiude
con la rinuncia di Nives Meroi a essere la prima donna a salire tutti gli
Ottomila per soccorrere il marito che stava male. “La sua rinuncia vale più di
molte vittorie” conclude Brevini. Il valore della rinuncia è un argomento molto
interessante da trattare e due amici della biblioteca ci stanno lavorando su
per preparare una prossima serata: di questo però parleremo un'altra volta.
ITAS, gruppo assicurativo di Trento,
organizza annualmente Montagnavventura,
un concorso di scrittura dedicato ai ragazzi che premia i racconti più belli ispirati
alla montagna. I racconti migliori sono raccolti in un volume dal titolo L'avventura dell'altezza. La prima cosa
che mi ha colpito è che alcuni sono scritti davvero bene, utilizzando una
grande proprietà di linguaggio e immagini efficaci anche da parte dei più
giovani; si nota anche una stragrande maggioranza di scrittrici nella categoria
dei più piccoli (11-15 anni), percentuale riequilibrata nella categoria
superiore (16-26). Il tratto più significativo dei racconti è però come i
ragazzi abbiano proiettato sulla montagna la loro "ansia di sublime".
Le montagne viste dai ragazzi sono tutt'altro che ammassi di rocce. Nei
racconti fantasy assumono una personalità propria, divenendo personaggio a
tutti gli effetti, a volte anche io narrante. Anche l'acqua del torrente
diventa protagonista in prima persona del racconto. Oppure, più semplicemente,
rappresentano ancora un mondo ideale agli occhi dei giovani scrittori: la
montagna è un luogo a volta magico, a volte affascinante ma sempre
rassicurante. Anche quando è teatro di storie tristi di guerra la montagna è un
elemento di consolazione. Fa tenerezza vedere questo luogo idealizzato dopo che
Brevini l'ha raccontato con crudo distacco. Trovate una recensione de L'avventura
dell'altezza sul numero di Febbraio di Montagne 360.
La letteratura
di montagna dedicata ai lettori più giovani comincia a destare un interesse
sempre maggiore. Il CAI ha inaugurato una nuova collana di libri per ragazzi in
collaborazione con le edizioni Salani: trovate la notizia sul numero di Gennaio
di Montagne 360.
Sarebbe
monto interessante allargare la nostra biblioteca ai giovani lettori e ai libri
dedicati a loro. Non saprei da dove cominciare, i miei figli sono ormai troppo
grandi. Però se qualcuno ha idee e voglia è sempre ben accetto.
Nessun commento:
Posta un commento