Ho un'amica, si chiama Francesca, lavora in una importante redazione milanese. Ci siamo conosciuti sul web e per e-mail perché condividiamo la passione dei viaggi in bici. Non ci siamo mai incontrati di persona. Francesca ha appena pubblicato un libro Il bambino che disegnava parole in cui tratta il tema della dislessia: sì perché Francesca ha un figlio dislessico. Il libro è in forma di romanzo ma tratta anche di progetti che affrontano questi problemi. Uno di questi progetti è stato ideato e curato da Giuliana, citata e ringraziata nel libro. Giuliana ha letto il libro in pochi giorni, con molto interesse. Chiusa la parentesi.
Francesca conosce la mia passione e il tempo che dedico alla biblioteca così ogni tanto mi segnala qualche libro in tema con i nostri interessi.
Alessandra Beltrame è sua ex-collega, giornalista anch'essa. Ho detto ex perché Alessandra si è licenziata per mettersi a camminare. E infine raccontarlo in un libro: Io cammino da sola. Libro che ho letto grazie a Francesca.
Alessandra ha cominciato con un trekking organizzato sull'Appennino romagnolo, poi la passione l'ha presa e non l'ha lasciata più. Da allora percorre chilometri su chilometri nei luoghi più diversi, seppur principalmente in Italia, col ritmo lento e i sensi dilatati del camminatore, in modo da cogliere tutti i minimi particolari dell'ambiente circostante. Si è trasformata da soggetto "urbano", che ritrova tutti i suoi punti di riferimento nella metropoli, in una persona che assorbe voluttuosamente tutti gli elementi che la natura intorno a sé le mette a disposizione. Ha lasciato Milano per tornare in Friuli dove abitava da bambina: qui camminando ha riscoperto i luoghi d'infanzia sotto un aspetto sconosciuto. Ha continuato a camminare con associazioni, gruppi organizzati, gruppi spontanei di amici, infine da sola. Questa ultima esperienza è stata la più densa di significati interiori, l'esperienza che è stato necessario raccontare nel libro. Alessandra racconta i quindici giorni di cammino sulla via Francigena, da Siena a Roma. Non ha camminato per arrivare ma per stare in viaggio, non per evadere o dimenticare ma per essere più presente a sé stessa. Ha rielaborato tutti i dolori e le difficoltà della sua vita precedente, la svolta della sua vita quando si è messa in cammino, i nuovi amici e il suo diverso rapporto col mondo. Durante questo viaggio a piedi ha rielaborato il suo rapporto con il suo corpo e con la fatica; con la paura (vinta) per gli animali e quella (persistente) per i cacciatori o per le auto che sfrecciano nei tratti percorsi lungo la strada asfaltata. Ha imparato a non temere gli elementi atmosferici: il vento e il freddo che a Milano sembravano intollerabili e ora, nella campagna sferzata dalla tramontana, sono accettati benevolmente. Viaggiare a piedi da sola ha rovesciato quel senso di solitudine che viveva nella sua vita milanese regalandole una nuova percezione di sé.
Il libro è scorrevole e scritto bene. L'ho letto con piacere. Forse una donna ci troverà qualcosa di più di quanto non abbia fatto io. Sarò curioso di sentire cosa ne penserà qualche amica che dovesse leggerlo.
Trovate una recensione dl libro sull'ultimo numero di Montagne 360.
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