I libri che non ho letto sono come le montagne che non ho salito. Innanzi tutto sono tanti. Spesso ne leggo un sunto o una recensione, me ne sento attratto, poi non trovo il tempo di leggerlo. Come una montagna di cui ho soltanto visto le foto o letto una relazione. Vale la pena fare la fatica di leggere il libro così come vale la pena fare la fatica di salire la montagna se vuoi davvero conoscerla.
Non so se ce la farò a leggerli, sono comunque rimasto incuriosito da alcuni titoli, dopo averne letto qualcosa. Per ora ve ne parlo, poi vedremo.
Di roccia, di neve, di piombo di Andrea Nicolussi Golo è edito da Priuli & Verlucca, casa editrice specializzata nella letteratura di montagna. La storia si svolge durante gli anni di piombo, tra lotte sindacali e Brigate Rosse; la montagna è una boccata di aria pura per scappare da un clima pesantissimo. Cinque amici condividono questa passione ma si avviano verso un finale difficile. Su internet ne ho trovato una bella recensione de La Stampa
Enrico Camanni è un apprezzato scrittore di montagna, non solo da me. In biblioteca ne abbiamo diversi titoli. Predilige racconti biografici o storici, comunque legati al mondo dell'alpinismo o alla cultura della montagna. Alpi ribelli, edito da Laterza, narra di eretici medievali e di partigiani, passando per figure storiche quali Tita Piaz, Guido Rossa, Alexander Langer.
La conquista del K.O. di W. E. Bowman uscì la prima volta nel 1956 ed è stato riedito ora da Priuli & Verlucca. Siamo in una immaginaria regione himalayana ma il tono del libro è assolutamente comico, una parodia dei resoconti delle spedizioni britanniche dell'epoca sulle montagne più alte della terra. Io non amo particolarmente lo humour anglosassone però le recensioni dicono che sia molto divertente, un vero capolavoro del genere.
Infine un libro ambientato in un paesino dell'Alto Adige: La sostanza del male di uno scrittore esordiente Luca D'Andrea, bolzanino di nascita. E' un thriller, non specificatamente un libro di montagna, tanto è che è stato pubblicato da Einaudi nella collana Supercoralli. L'ambientazione di montagna gioca però un ruolo importante: in una gola scavata nelle rocce a monte del paese, anni fa, è stato perpetrato l'assassinio di un fratello e di una sorella. Questo luogo continua a mandare sinistri messaggi. Insomma, un libro "di paura" dove la montagna fa la parte del cattivo.
Se ne avete voglia, fatevi un giro su internet a cercare le recensioni di questi libri. Quando ci vediamo ci scambieremo le opinioni in merito e decideremo se arricchire la nostra biblioteca con questi titoli.
sabato 28 gennaio 2017
domenica 22 gennaio 2017
Lettura digitale
Prendo il treno, di tanto in tanto. A volte per recarmi al lavoro, più raramente per andare a Roma. Prima passo in edicola a comperare il giornale da leggere durante il viaggio. Fino a qualche anno fa era un'abitudine molto diffusa, c'era tanta gente che saliva in treno col giornale sotto il braccio, magari col Corriere dello Sport ma comunque con un giornale. Oggi sono rimasto solo io. Mi guardo intorno nel vagone e vedo solo persone intente a digitare in modo compulsivo su uno smartphone. Io ho un cellulare del 2011, cioè un'era geologica fa. Quindi compro il giornale. Gli altri viaggiatori non lo fanno più. Il numero delle copie vendute dei giornali diminuisce. Forse, in futuro, i giornalai saranno costretti a chiudere.
Se non mi vedrete sul treno con uno smartphone, non è escluso che mi vediate con un e-reader. In un viaggio verso Roma potrei decidere d portarmi dietro questo attrezzo per leggere un libro digitale. Ora ne ho uno. Ho letto un breve racconto e ora sto leggendo il primo vero libro elettronico piuttosto voluminoso: per i curiosi, è un'altra biografia di Annemarie Schwarzenbach, non posso negare che la ragazza eserciti su di me un fascino diabolico. Bisogna farci un po' l'abitudine per superare la diffidenza iniziale; e poi mi manca la possibilità di mettere un dito tra le pagine e sfogliarle in avanti per vedere quanto manca alla fine del capitolo o indietro per ritrovare un passo già letto. Resto dell'idea, almeno per ora, che il libro di carta sia più bello. I fautori dell'ebook mettono in evidenza il vantaggio di poter portare con sé centinaia di libri in uno spazio e peso ridottissimo, vantaggio non da poco per chi viaggia spesso o ama leggere in vacanza. Anche il prezzo sempre molto inferiore al libro di carta è un vantaggio non irrilevante. Anche le librerie saranno destinate a chiudere in un futuro più o meno lontano?
Che ne sarà allora delle biblioteche? Di certo dureranno ancora tanto tempo, se non altro perché conservano tanti libri che ancora non esistono e probabilmente non esisteranno mai in formato elettronico. Però mano a mano che gli ebook si diffondono e affiancano i libri tradizionali forse anche le biblioteche dovranno adeguarsi.
Mi chiedo se anche nella nostra biblioteca dovremo cominciare a conservare e catalogare ebook. Stiamo a vedere, ma il quesito bisognerà porselo seriamente.
domenica 15 gennaio 2017
Camminare, leggere, scrivere
Ho preso l'abitudine, quando mi arriva a casa Montagne 360, la rivista del CAI, di cominciare a sfogliarla dalla fine. La mia lettura inizia ormai dalle recensioni dei libri. L'estate scorsa ho quindi appreso della pubblicazione della biografia di Mario Rigoni Stern, curata da Giuseppe Mendicino. Il libro, edito da Priuli e Verlucca, si intitola Mario Rigoni Stern vita, guerre, libri. A settembre l'ho subito detto a Federico, la prima volta che l'ho visto, sapendolo appassionato lettore dei racconti del sergente di Asiago. L'aveva già comprato e l'aveva già letto, così me l'ha prestato anticipandomi che non ne era rimasto entusiasta. Il libro è ricco di informazioni molto dettagliate lungo tutti gli ottantasei anni della sua vita ed è anche corredato di buone foto. però risulta didascalico nel lungo elenco di nomi di persone, luoghi e fatti, anche i meno rilevanti. Il libro rende comunque bene tutti i temi cari a Rigoni Stern che peraltro noi lettori già conoscevamo approfonditamente avendone letto i romanzi e gli innumerevoli racconti che hanno spesso riferimenti autobiografici. Tutte le spigolature che questa biografia aggiunge sono comunque interessanti ma non emozionano più di tanto.
Molte pagine sono dedicate alla disastrosa ritirata di Russia. Il ragazzo appena ventenne, uscito dagli anni entusiasmanti della scuola militare alpina partecipa prima alla guerra in Albania e poi parte per la campagna di Russia, convinto di combattere per una giusta causa. La disfatta e la penosa ritirata matureranno in lui la convinzione che i contadini russi che incontra lungo la ritirata sono invece suoi "paesani" e anche i soldati russi non sono cattivi; i suoi veri nemici sono a Roma, nelle alte sfere politiche e militari. Di fronte a questa drammatica realtà il sergente Rigoni non perde la testa, non inveisce contro nessuno e non manda nessuno "affa" anche avendone un mare di ragioni. Continua a servire la Patria: ora il suo scopo è portare a casa i suoi uomini, compito a cui assolve con assoluta dedizione. Dopo l'otto settembre si rifiuterà di aderire alla Repubblica di Salò e pagherà questa scelta con due anni di prigionia nei lager tedeschi. La biografia di Mendicino racconta bene questo passaggio fondamentale ma a noi, che l'avevamo già letto nei suoi romanzi e nei suoi racconti, ha aggiunto ben poco.
Un altro aspetto rilevante è il suo amore per la natura che doveva però conciliarsi con la sua passione venatoria che in molti gli rimproveravano. E' pur vero che Rigoni Stern "andava a caccia con un fucile con un colpo solo e a piedi"; questa cosa però non mi ha mai convinto del tutto così come non ha mai convinto Ennio Flaiano che, dopo una lunga disputa, tuttavia ammise: "quella del suo fucile è una carica poetica".
Rigoni Stern andato in pensione anticipata (se l'era ben meritata dopo gli anni di guerra e prigionia) ha dedicato il suo tempo a Camminare, Leggere e Scrivere. Mi fa piacere pensare che anche io con l'avanzare degli anni gli assomiglio in questo e il giorno che andrò in pensione lo farò ancora di più. Certo lui scriveva ben altre storie, aveva ben altro da raccontare, e camminava per i boschi dell'Altopiano di Asiago: io porto a spasso il cane nella nostra brutta periferia, cercando quel po' di prati e bosco che ancora si trova alle spalle del Casaleno, giù verso le vecchie fornaci. Mi consolo con qualche escursione in montagna e qualche giro in bicicletta.
Chiudo questo post citando la chiusura della biografia scritta da Mendicino che riassume bene l'eredità che il Sergente ci ha lasciato. Il 16 giugno 2008 Mario Rigoni Stern se n'è andato per sempre, ma non è scomparso. Quando ci fermiamo a guardare una meraviglia della natura o un suo piccolo fuggevole dettaglio, quando siamo incerti su una decisione che mette in gioco il nostro codice etico, quando ci chiediamo quale sia davvero il senso del nostro vivere inquieto, ricordarlo, rileggere le sue pagine, può farci sentire meno soli. E' questo il suo ultimo dono.
mercoledì 4 gennaio 2017
Le otto montagne
A Natale un libro è sempre un bel regalo, se poi è un romanzo scritto bene, coinvolgente e per di più ambientato in montagna è ancora più bello. Devo questa graditissima lettura a mia moglie che mi ha regalato Le otto montagne di Paolo Cognetti, uscito da poco per Einaudi. Dietro la scelta di questo libro c'è il suggerimento, indiretto, di Francesca Magni che lo ha recensito sul suo blog. Per leggerlo fai clic qui
La lettura è stata affascinante. L'autore racconta in prima persona l'amicizia tra Pietro, suo alter ego, cittadino con genitori appassionati di montagna, e Bruno, figlio di una valle ai piedi del Monte Rosa. I due sono ben diversi, uno cittadino e l'altro montanaro, ma in qualche modo si assomigliano: forse perché il padre di Bruno è semplicemente assente mentre Pietro ha un rapporto difficile con un padre dal carattere taciturno e scontroso. Sarà però la passione per la montagna di questo padre, che diventa una sorta di genitore d'elezione anche per Bruno, a fare incontrare i due ragazzi e sarà la dolcezza e la propensione ai rapporti sociali della madre di Pietro ad accendere l'amicizia tra loro: un'amicizia destinata a durare anche nell'età adulta. C'è però un altro grande protagonista: una montagna vera, aspra e silenziosa, una montagna che odora di terra e risuona delle voci del vento e del torrente, una montagna abitata da larici e abeti, da mucche e camosci; una montagna dove gli alpinisti diretti ai Quattromila del Monte Rosa si fermano ben di rado e dove gli sciatori che affollano le piste di qualche valle più in là appaiono come alieni. I due amici vivono questa montagna dura e solitaria e sarà questa montagna a determinare le scelte della loro vita.
La descrizione della valle e delle cime è precisa, senza enfasi; i dialoghi tra i protagonisti maschili sono scarni, spesso valgono di più le parole non dette; sono le donne a ricucirne le vite. La montagna vista dai viali di Milano è un desiderio, una possibile fuga da una vita in città frustrante; la montagna vissuta però non è una vacanza patinata ma una dura palestra di vita.
Il libro è molto bello e racconta una montagna vera. Mi sembra imperdibile per la nostra biblioteca. Mi sembra doveroso parlarne. Non vorrei essere io, o perlomeno solo io, a farlo. Se qualcuno volesse leggerlo potremmo poi confrontarci sul modo migliore per parlarne ai soci. Se volete curiosare e saperne di più, sul web trovate molte recensioni oltre alla mia e quella di Francesca che vi ho segnalato.
La lettura è stata affascinante. L'autore racconta in prima persona l'amicizia tra Pietro, suo alter ego, cittadino con genitori appassionati di montagna, e Bruno, figlio di una valle ai piedi del Monte Rosa. I due sono ben diversi, uno cittadino e l'altro montanaro, ma in qualche modo si assomigliano: forse perché il padre di Bruno è semplicemente assente mentre Pietro ha un rapporto difficile con un padre dal carattere taciturno e scontroso. Sarà però la passione per la montagna di questo padre, che diventa una sorta di genitore d'elezione anche per Bruno, a fare incontrare i due ragazzi e sarà la dolcezza e la propensione ai rapporti sociali della madre di Pietro ad accendere l'amicizia tra loro: un'amicizia destinata a durare anche nell'età adulta. C'è però un altro grande protagonista: una montagna vera, aspra e silenziosa, una montagna che odora di terra e risuona delle voci del vento e del torrente, una montagna abitata da larici e abeti, da mucche e camosci; una montagna dove gli alpinisti diretti ai Quattromila del Monte Rosa si fermano ben di rado e dove gli sciatori che affollano le piste di qualche valle più in là appaiono come alieni. I due amici vivono questa montagna dura e solitaria e sarà questa montagna a determinare le scelte della loro vita.
La descrizione della valle e delle cime è precisa, senza enfasi; i dialoghi tra i protagonisti maschili sono scarni, spesso valgono di più le parole non dette; sono le donne a ricucirne le vite. La montagna vista dai viali di Milano è un desiderio, una possibile fuga da una vita in città frustrante; la montagna vissuta però non è una vacanza patinata ma una dura palestra di vita.
Il libro è molto bello e racconta una montagna vera. Mi sembra imperdibile per la nostra biblioteca. Mi sembra doveroso parlarne. Non vorrei essere io, o perlomeno solo io, a farlo. Se qualcuno volesse leggerlo potremmo poi confrontarci sul modo migliore per parlarne ai soci. Se volete curiosare e saperne di più, sul web trovate molte recensioni oltre alla mia e quella di Francesca che vi ho segnalato.
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