Abbiamo due nuovi libri in biblioteca, di natura molto diversa l’uno dall’altro.
Gente di montagna di Franco Faggiani, edito da Mulatero,
raccoglie trentacinque storie di persone che hanno deciso di vivere in
montagna, con coraggio e determinazione, “inventandosi” un lavoro o
rispolverando vecchi mestieri. Tra le pagine del libro non troverete
albergatori o ristoratori e nemmeno guide alpine o maestri di sci. Anzi tutt’altro:
il libro disegna un ritorno a valli e paesi, lontani dalle rotte turistiche,
che hanno vissuto un fenomeno di spopolamento negli ultimi decenni. Faggiani
intervista persone che hanno fatto una scelta controcorrente, che sono risaliti
dal piano alle terre alte per ricominciare a viverle. Le loro storie non
raccontano un desiderio di fuga dalla città verso la montagna ma il progetto di
integrarsi nelle comunità locali o anche ricostruirle, se necessario. I
protagonisti sono uomini e donne che si dedicano a mestieri legati alla natura,
alla ricerca di ritmi, sapori e relazioni umane di altri tempi, ma anche
manager che fanno lavori assolutamente contemporanei grazie a una connessione
alla rete ormai disponibile anche nelle borgate alpine più remote. La scrittura
ha un taglio più giornalistico che narrativo: se da un lato non cattura come un
romanzo, dall’altro svela un mondo pieno di curiosità.
L’alibi è, invece, un racconto
giallo scritto nel 1939 da Henry
Bordeaux, autore francese, riscoperto da Erri De Luca e riproposto dalle
edizioni Il Margine. Si può accennare solo vagamente alla trama per evitare di spoilerare, pessimo neologismo che vuol
dire rivelare in anticipo la trama di un romanzo. L’io narrante e il suo amico
assoldano una guida di Chamonix per salire il Dente del Gigante: l’uomo ha dei
comportamenti che lasciano qualche dubbio ma è assolutamente professionale nell’assicurare
l’incolumità dei suoi clienti; questi ultimi però saranno costretti a una drammatica
resa dei conti con la loro coscienza. Il libro non ha certo le dimensioni del
romanzo, tutt’al più quelle di un racconto, ma è impreziosito da una nota
introduttiva di Erri De Luca.