Quattro o cinque decenni fa, in Italia il lupo sopravviveva soltanto sull’Appennino. Complice il progressivo spopolamento delle valli di montagna il mitico predatore ha progressivamente allargato il suo areale: dapprima ha raggiunto l’Appennino tosco-emiliano, poi quello ligure, infine è tornato ad abitare, all’inizio degli anni duemila, le Alpi Occidentali da cui mancava da quasi un secolo, vittima della caccia a cui era stato sottoposto. La sua presenza su queste montagne ha riacceso un aspro contrasto tra ambientalisti da una parte e pastori e allevatori dall’altra. Questa storia è narrata in un bel libro di Marco Albino Ferrari dal titolo La via del lupo.
Il
lupo è il titolo di un
libro a fumetti di Jean-Marc Rochette edito
da L’Ippocampo: è la storia di una
lotta senza tregua tra un pastore e un lupo, un conflitto che sembra non
ammettere nessuna altra soluzione se non l’annientamento di uno dei due
contendenti. La grafica delle strisce è molto efficace e funzionale alla
vicenda: racconta una montagna severa e violenta e, forse proprio per questo,
affascinante. Interessante è la postfazione di Paolo Cognetti che ricostruisce
la storia della difficile convivenza tra uomo e lupo e prova a interpretare il
futuro della montagna: allo stesso tempo non ha dubbi chi sarà, tra i due
contendenti, a rimanere padrone delle valli alpine.
Paolo
Cognetti ha
pubblicato di recente il suo nuovo romanzo: La felicità del lupo per i tipi di Einaudi. Si ritrovano alcuni ingredienti che avevano caratterizzato
il suo precedente e fortunato Le otto
montagne: l’ambientazione in una valle ai piedi del Monte Rosa, il dualismo
tra un’alienante vita cittadina e la durezza di quella dei montanari, la
rigenerante fuga per sentieri d’alta quota. I personaggi si muovono in storie d’amore,
presente o passato, legate a un’incertezza alternativamente risolta o
accentuata dalla bellezza e dalla solitudine della montagna. Il libro è anche
una riflessione sul possibile futuro delle valli alpine dove la presenza dei
turisti e degli alpinisti è solo una piccola parentesi in un mondo ben più
complesso per chi le abita: una montagna che può apparire come banale cumulo di
sassi o come luogo dell’anima, “fatta in egual misura di realtà e desiderio”.
Le descrizioni dei boschi, delle acque che scendono a valle, della maestosità
dei ghiacciai, del mutare delle stagioni sono sempre coinvolgenti e danno
sapore alla narrazione. E poi c’è lui, il lupo, che non si fa mai vedere ma fa
percepire la sua presenza come se stesse sempre in agguato.