Autobiografia della neve di Daniele Zovi, edito da UTET, è un bel libro. Innanzi tutto, come oggetto fisico: ha una copertina rigida, una grafica accurata, bei disegni e foto particolari che rendono bene i colori e il silenzio della montagna invernale. Sono particolari non trascurabili per dare subito un’idea dei sentimenti che l’autore prova per la montagna e per la neve.
Zovi è nato
sull’altopiano di Asiago ed è stato ufficiale della Forestale: è uno che
conosce bene l’ambiente montano e di cui ne è innamorato. Il libro, come dice
il titolo, racconta le esperienze di una vita durante la stagione invernale,
quando la montagna è ricoperta di neve. Ogni capitolo è una storia a sé. Ci
sono racconti emozionali: alcuni risalgono all’infanzia quando la neve era un
gioco o all’adolescenza quando invitava alle esplorazioni; poi ci sono le sfide
della gioventù, vissuta sotto le armi, fino alla meraviglia che ancora dura
nell’età della maturità, al piacere del silenzio. Ci sono anche, però,
interessanti divulgazioni scientifiche: come si formano i cristalli di neve o
le pericolose valanghe oppure le tecniche che gli animali selvatici adottano
per resistere alle rigide temperature invernali: tutto ciò che ha ispirato un
uomo che nella neve c’è nato e ci ha vissuto. Ciò che non troverete mai è la
folla e il chiasso di una stazione sciistica: il libro racconta la neve di
altri tempi.
Quando si parla
di Asiago e di neve è impossibile non incrociare Mario Rigoni Stern. Il
“sergente” è citato più volte, appare anche di persona in un racconto. Ma non è
tutto qui: il suo spirito aleggia in tanti racconti, quando l’autore racconta
la vita delle contrade dell’altopiano dei Sette Comuni, nell’uso degli antichi
termini della lingua cimbra, nella cura, direi quasi devozione, con cui sono
descritti i boschi, gli animali, le piccole creature che popolano questa
montagna incantata.
In tempi di
forte preoccupazione per i cambiamenti climatici, il libro non poteva
trascurare la riduzione delle precipitazioni nevose e il ritiro dei ghiacciai e
le conseguenze che potrebbero diventare drammatiche in un prossimo futuro.
Allora affiora una dolce nostalgia per gli inverni di una volta.