Enrico Camanni è certamente uno dei migliori scrittori italiani di montagna di questi anni. In biblioteca abbiamo diversi suoi titoli: si tratta spesso di libri che ricostruiscono vicende storiche legate alla cultura e alla frequentazione delle Alpi, non necessariamente in chiave alpinistica. Di recente abbiamo acquistato Alpi ribelli, storie di anime libere, contrarie e resistenti, da Fra Dolcino ad Alexander Langer, a Guido Rossa.
Camanni è anche un apprezzato scrittore di gialli di montagna centrati sulla figura di Nanni Settembrini, capo del soccorso alpino di Courmayeur: sono romanzi di fantasia costruiti su solide basi di conoscenza della montagna da parte dell'autore. Anni fa, Vivalda pubblicò tre titoli di questa serie: La sciatrice, L'ultima Camel blu e Il ragazzo che era in lui. Sono disponibili in biblioteca, alcuni di noi li hanno letti con vero piacere.
A distanza di tempo, Camanni torna in libreria con un nuovo titolo imperniato sulle vicende di Nanni Settembrini: Una coperta di neve, edito da Mondadori, Chi ha letto gli episodi precedenti ritroverà i personaggi già conosciuti con le loro dinamiche esistenziali e gli ambienti severi e affascinanti del Monte Bianco. Anche questa volta non si tratta di un giallo "canonico": non c'è un morto e non si cerca un assassino. Una donna è stata sepolta da una valanga e il soccorso alpino l'ha salvata appena in tempo: si cercano altri eventuali alpinisti coinvolti ma sembra non ci sia nessuno, l'altro capo della corda è semplicemente slegato. La donna è in stato di choc e non ricorda nulla del suo passato, nemmeno il suo nome. Settembrini si avventura in questo nuovo caso inerpicandosi nelle vertigini del monte Bianco e calandosi negli abissi degli animi umani; attorno a lui figure femminili già note, le due figlie, l'ex-moglie, la compagna, l'anziana madre, che gli danno qualche grattacapo; accanto a lui stavolta c'è anche una psichiatra che lo aiuterà a decifrare i messaggi frammentari che arrivano dalla donna della valanga.
Leggendo il libro si trovano forti e precise descrizioni dell'ambiente di alta montagna ma anche riflessioni sul mestiere di guida, sulla sovraesposizione turistica delle Alpi e i preoccupanti effetti del riscaldamento globale. Ma soprattutto si ragiona sul perché dell'alpinismo e l'inestricabile rapporto tra uomo e montagna. Settembrini è un tipo che "non si sarebbe mai stancato di indovinare le vite. Detestava le masse e amava le persone. Le preferiva addirittura alle montagne"