domenica 26 luglio 2020

Bentornato Nanni Settemrini

Enrico Camanni è certamente uno dei migliori scrittori italiani di montagna di questi anni. In biblioteca abbiamo diversi suoi titoli: si tratta spesso di libri che ricostruiscono vicende storiche legate alla cultura e alla frequentazione delle Alpi, non necessariamente in chiave alpinistica. Di recente abbiamo acquistato Alpi ribelli, storie di anime libere, contrarie e resistenti, da Fra Dolcino ad Alexander Langer, a Guido Rossa.
Camanni è anche un apprezzato scrittore di gialli di montagna centrati sulla figura di Nanni Settembrini, capo del soccorso alpino di Courmayeur: sono romanzi di fantasia costruiti su solide basi di conoscenza della montagna da parte dell'autore. Anni fa, Vivalda pubblicò tre titoli di questa serie: La sciatriceL'ultima Camel blu e Il ragazzo che era in lui. Sono disponibili in biblioteca, alcuni di noi li hanno letti con vero piacere.
A distanza di tempo, Camanni torna in libreria con un nuovo titolo imperniato sulle vicende di Nanni Settembrini: Una coperta di neve, edito da Mondadori, Chi ha letto gli episodi precedenti ritroverà i personaggi già conosciuti con le loro dinamiche esistenziali e gli ambienti severi e affascinanti del Monte Bianco. Anche questa volta non si tratta di un giallo "canonico": non c'è un morto e non si cerca un assassino. Una donna è stata sepolta da una valanga e il soccorso alpino l'ha salvata appena in tempo: si cercano altri eventuali alpinisti coinvolti ma sembra non ci sia nessuno, l'altro capo della corda è semplicemente slegato. La donna è in stato di choc e non ricorda nulla del suo passato, nemmeno il suo nome. Settembrini si avventura in questo nuovo caso inerpicandosi nelle vertigini del monte Bianco e calandosi negli abissi degli animi umani; attorno a lui figure femminili già note, le due figlie, l'ex-moglie, la compagna, l'anziana madre, che gli danno qualche grattacapo; accanto a lui stavolta c'è anche una psichiatra che lo aiuterà a decifrare i messaggi frammentari che arrivano dalla donna della valanga. 
Leggendo il libro si trovano forti e precise descrizioni dell'ambiente di alta montagna ma anche riflessioni sul mestiere di guida, sulla sovraesposizione turistica delle Alpi e i preoccupanti effetti del riscaldamento globale. Ma soprattutto si ragiona sul perché dell'alpinismo e l'inestricabile rapporto tra uomo e montagna.  Settembrini è un tipo che "non si sarebbe mai stancato di indovinare le vite. Detestava le masse e amava le persone. Le preferiva addirittura alle montagne"


sabato 4 luglio 2020

La Montagna Sacra come limite etico

Il famigerato distanziamento sociale ci ha imposto severe costrizioni ma ci ha portato anche dei vantaggi. Alcuni sono stati effimeri: il traffico è tornato rapidamente a livelli pre-covid, con dispiacere della categoria dei ciclisti urbani a cui appartengo; altri si spera siano duraturi: l'uso dei sistemi di videoconferenza via web è cresciuto esponezialmente e ci ha aperto prospettive interessanti.
La Biblioteca Nazionale del CAI ha trasferito i suoi incontri del ciclo "Leggere le montagne" sul web, dando così la possibilità di partecipare senza muoversi da casa, vantaggio non da poco per chi non abita a Torino o dintorni.
Giovedì scorso abbiamo assistito (uso il plurale, non ero il solo di Frosinone) alla presentazione del libro I paesaggi delle Alpi di Annibale Salsa, past-president generale del CAI. La conversazione ha toccato molti temi, affrontati con una grande preparazione in molti campi non alpinistici quali storia, economia, giurisprudenza: non sarò qui a darvene conto per motivi di spazio ma anche perché mi risulterebbe difficile riassumerli. Vi riporto un concetto su cui l'autore si è soffermato: il senso del Limite. Salsa distingue tra un limite oggettivo e uno soggettivo. Nei secoli passati l'accesso e la vita in montagna erano fortemente condizionati dalla natura del terreno o dalle condizioni climatiche, limiti oggettivi; negli ultimi anni, grazie alla tecnica che ha portato strade, impianti di risalita, materiali sempre più sofisticati tutti quei limiti sono stati fortemente ridotti, se non del tutto annullati. Ora i limiti che ci possiamo porre sono limiti soggettivi, sarà l'etica a porre limiti all'azione dell'uomo.
Venerdì leggo una lettera, pubblicata sull'omonimo settimanale de La Repubblica, indirizzata a Michele Serra, inviata da Toni Farina che si definisce rappresentante delle associazioni di tutela ambientale dell'ente di gestione del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Il lettore ci ricorda che fra due anni ricorrerà il centenario dell'istituzione di questa riserva e che "sarà l'occasione per riflettere sul ruolo dei parchi e non solo. Per riflettere sul futuro. Si parlerà di Limite.". Auspica infine che si istituisca, nel territorio protetto, "una Montagna Sacra, Sacra per tutte le genti e tutte le fedi. Dove homo sapiens, alpinista o meno, si impegna a non salire mai.". Sprona, infine, Michele Serra al ruolo di autorevole supporter di questa iniziativa. Inutile dire che il giornalista si dichiari immediatamente d'accordo con questa bellissima idea.
E' una coincidenza che a distanza di poche ore, in contesti diversi, sento parlare di Limite? è un caso che la nostra ultima serata ha trattato il tema delle montagne sacre? Non credo.
Nel 2022 si festeggeranno anche i cento anni del Parco d'Abruzzo, cui siamo legati da sentimenti e dalla vicinanza. Non sarebbe male che, anche in Abruzzo, una cima sia dichiarata Montagna Sacra "per tutte le genti e tutte le fedi".