I lunedì di
gennaio, Silvia salì in sede per la nostra riunione settimanale: aveva preso in
prestito La montagna dentro di Hervé Barmasse e lo aveva trovato molto
interessante. Aveva anche visto un'intervista televisiva in cui l'alpinista
valdostano raccontava la sua salita allo Shisha Pangma a cui aveva rinunciato a
tre metri dalla cima! Ne era seguita una discussione sul valore della rinuncia
e fino a che punto conta arrivare in cima se ciò può mettere a rischio la vita.
A me aveva richiamato alla memoria la vicenda di Nives Meroi che aveva rinunciato al Kangchendzonga e a diventare la
prima donna a salire tutti gli Ottomila quando, a poche centinaia di metri
dalla cima aveva capito che suo marito aveva delle difficoltà di salute.
L'alpinista friulana ha raccontato questa storia nel suo libro Non ti farò aspettare: è un diario ben
scritto dei tre tentativi alla terza cima più alta della Terra ma soprattutto
una riflessione sui valori dell'alpinismo accecato dal raggiungimento della
vittoria a tutti i costi. Arturo, invece, aveva ripensato a Io, gli Ottomila e la felicità di Tamara Lunger, giovane e fortissima alpinista altoatesina: anche
lei ha rinunciato alla cima del Nanga Parbat per non mettere a rischio i suoi
compagni. Così avevamo deciso di organizzare una serata su questo tema
affascinante, in bilico tra l'affermazione e la vittoria a ogni costo da una
parte e la capacità di comprendere quando è meglio rinunciare dall'altra.
Silvia aveva
anche provato a contattare Hervé Barmasse per invitarlo alla nostra serata,
almeno in teleconferenza. In ogni caso avevamo deciso di fare questa serata
appena avessimo ricevuto una risposta, positiva o negativa che fosse stata. Non
abbiamo fatto in tempo.
L'idea di
Silvia è però sempre attraente e abbiamo deciso di portarla a compimento.
Annamaria l'ha raccolta e così contribuirà, insieme a me e Artuto, a ridare
voce a quelle parole che Silvia non ha avuto il tempo di condividere con noi.
Vi
aspettiamo in sezione venerdì 20 aprile.
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