È arrivato il giorno del post che non avrei mai voluto scrivere.
Con Silvia ci siamo frequentati assiduamente, tanti anni fa,
accomunati dalla passione dei giochi da tavolo. Interminabili pomeriggi passati
a tirare dadi, costruire strade e colonie, contrattare legname, frumento e
pecore, inventare strategie e modificarle di continuo in virtù delle carte che
la sorte ci assegnava. Silvia giocava con determinazione venata da una punta di
cattiveria perché eravamo lì "per giocare, non per divertirci". Si
faceva tardi e trovavamo il tempo per un'altra partita. Smettemmo quando i
figli erano cresciuti e non avevamo più scuse.
Ci siamo ritrovati al CAI in tante piacevoli escursioni, un modo per
scambiare una chiacchiera e qualche prelibatezza che tenevamo nello zaino.
Infine è stata la biblioteca che ci ha accomunato in questi ultimi
anni. Silvia era sempre presente alle nostre serate, quando le era possibile,
contribuendo così, come tanti altri, al nostro successo. Si è anche proposta a
presentare e commentare qualche libro, affrontando la "scena" con
risolutezza. Sempre propositiva ci ha dato incoraggiamento e nuovi spunti per
allargare i nostri discorsi. Fu per questo motivo che la scelsi per condividere
con me e Nazzareno il compito non facile di raccontare Massimo Mila attraverso
i suoi scritti. Ritrovai allora la Silvia giocatrice: appassionata alla lettura
dei brani che le avevo proposto, capace di stupirsi ed entusiasmarsi alla
biografia e alla scrittura dell'alpinista e del critico musicale, personaggio
di spicco della cultura italiana del secolo scorso. Ritrovai quella ferma
determinazione nel giocare e cercare di vincere la partita, di rendere al
nostro pubblico affezionato quanto aveva scoperto su Mila. Sulle ali
dell'entusiasmo ci propose il tema di un'altra serata, ispirandosi a
un'intervista televisiva di Hervé Barmasse che raccontava di aver rinunciato allo Shisha Pangma a tre metri dalla cima, ai libri di Nives Meroi e Tamara Lunger
che hanno vissuto analoghe amare rinunce.
Non abbiamo fatto in tempo. Non ci siamo più visti. Negli ultimi mesi
Silvia non ha voluto incontrare che pochi intimi familiari e amici. Mi è
dispiaciuto non essere in questo ristrettissimo novero di persone ma devo dire,
onestamente ed egoisticamente, che è stato un sollievo. Però le ho scritto per
aggiornarla sul nostro ultimo progetto: mi ha risposto sempre coinvolta e propositiva.
Ci siamo scambiati parecchi e-mail, le ho inviato una cosa che avevo scritto,
mi ha risposto con apprezzamento e affetto, le ho scritto ancora e ho atteso
invano una risposta.
Ad ogni nuovo tiro di dadi usciva sempre una combinazione infausta, la
carta che teneva coperta aveva perso di valore, la sorte le aveva girato le
spalle.
Restano ricordi bellissimi, una tristezza infinita, il silenzio.