Leggo da Lo Scarpone, notiziario della nostra associazione:
“Giovedì 3 agosto 2023 presso la stazione sciistica a valle della cabinovia
Forcella Sassolungo, si sono ritrovate alcune tra le principali associazioni
del territorio alpino. [...] La protezione delle Alpi è una delle principali
preoccupazioni delle organizzazioni alpinistiche e ambientalistiche. Uno
sviluppo incontrollato e senza limiti minaccia lo spazio alpino, ogni nuova
invasione ne diminuisce il valore.”. Trovate l’articolo completo cliccando qui.
Un grande ampliamento degli impianti sciistici attorno al
Monte Rosa prevede di deturpare il vallone di Cime Bianche, in val d’Ayas.
Marco Albino Ferrari, noto scrittore e giornalista di montagna, si è speso per
la salvaguardia dell’ambiente alpino e di questa area della Val d’Aosta in
particolare: forse, allora, non è un caso che la presentazione del suo libro
Assalto alle Alpi, fresco di stampa per Einaudi, prevista lo scorso 8 luglio
presso il forte di Bard, sia stata cancellata. Trovate l’articolo completo
cliccando qui.
Allora vale la pena leggere questo breve saggio di Ferrari. L’autore
basa il suo ragionamento partendo da una citazione di Oscar Wilde: “La gente
conosce il prezzo di tutto e non sa il valore di niente”. Quindi il punto
dirimente è se perseguire la redditività economica, qualunque sia il mezzo, o
identificare nell’ambiente alpino valori da tutelare. Ferrari ricapitola
brevemente la storia della civiltà alpina, un mondo chiuso e ostile dove l’uomo
però ha manifestato grandi capacità di adattamento anche grazie a uno spiccato
senso di collettivismo (usi civici, le Regole delle comunità cadorine o dei
Sette Comuni); fino al punto di rottura avvenuta negli anni del boom economico
quando il turismo di massa, spiccatamente invernale, ha sconvolto ogni
paradigma, modificando l’architettura e il paesaggio, mutando la percezione
dello spazio, grazie a nuove strade e impianti, e del tempo: una volta basato
sulle stagioni atmosferiche e ora su quelle turistiche, “alta” e “bassa”. Negli
ultimi decenni sono cresciute attività più soft come il trekking, lo sci di
fondo o lo scialpinismo ma non è diminuita l’artificializzazione degli spazi o
la richiesta di servizi di lusso in quota che stridono con la sobrietà dei
rifugi di una volta. L’offerta turistica insegue sempre la domanda, improntata
a parametri cittadini, che vuole stelle Michelin anche a duemila metri. Il
senso del limite che ispirava la vita alpina è ormai stravolto dalla cultura
dell’eccesso dell’età contemporanea.
Le cose non sembrano destinate a cambiare. Ormai si è
proiettati verso le Olimpiadi del 2026 che promettono, a parole, un assoluto rispetto
per l’ambiente ma prevedono altro cemento e opere di alto costo e scarsissimo
utilizzo futuro: una su tutte, la discussa pista di bob, slittino e skeleton,
discipline che contano in Italia appena 34 praticanti. La conclusione che Ferrari delinea nell’ultimo capitolo, per chi vorrà leggere il libro, sembra
allora l’unica possibile, benché possa apparire drastica e anche utopica.