Guido Boggio-Martinet è il personaggio nato dalla penna di Linda Tugnoli, scrittrice romana anche se vive in Sabina, ma di famiglia con origini piemontesi. La forma del ghiaccio (che abbiamo in biblioteca) è il terzo volume di una serie che vede questo personaggio come protagonista, anche se ignoravo l’esistenza dei primi due libri. Guido, di professione giardiniere, vive sulle montagne del biellese, per l’esattezza in Valle Cervo (pensavo fosse un’invenzione dell’autrice invece è un luogo reale che lei conosce evidentemente molto bene): è un personaggio ruvido e solitario che soffre nel lasciare l’alta valle anche per recarsi soltanto a Biella; è il tipico montanaro che, seppure abbia vissuto e lavorato a Parigi, preferisce ormai la compagnia dei suoi cani e di un bambino autistico e si trova a suo agio solo nei dintorni del suo borgo. La valle è descritta come un luogo austero ma affascinante per chi ne sappia cogliere la sua autenticità, scevra da ogni esposizione turistica.
Questa lunga premessa serve a inquadrare il carattere del protagonista e l’ambiente montano anch’esso determinante per lo svolgersi della storia. Il perno del racconto è però la scomparsa di un ricco industriale dato per disperso in Africa e la cui salma viene restituita da un ghiacciaio quarant’anni dopo. Sul luogo del ritrovamento, Guido rintraccia un orologio di grande valore che ritiene appartenuto allo scomparso: si reca a Torino per restituirlo alle figlie che però non sembrano interessate a riaverlo. Sarà la sua innata curiosità a spingere Guido a capire qualcosa di più su quella scomparsa di quarant’anni prima.
L’ambiente della Valle Cervo, aspro e appartato, è ben descritto e funzionale alle vicende del protagonista; gli altri personaggi, così diversi da Guido, ben arricchiscono la narrazione; il finale ad alta tensione si legge tutto d’un fiato. Per chiudere, aggiungo che il libro contiene una citazione memorabile di Don Lorenzo Milani.