Luca D'Andrea è uno scrittore ormai
affermato, tradotto all'estero in molte lingue. Nato a Bolzano quarant'anni fa,
conosce molto bene le montagne dell'Alto Adige, o Sudtirolo se preferite, così
come la gente che abita in quella provincia autonoma; ne sa leggere le tensioni
non risolte e ci svela ciò che si nasconde dietro i magnifici paesaggi, i prati
curatissimi, i balconi traboccanti di gerani rossi.
I lettori
della nostra biblioteca hanno già avuto modo di apprezzare i suoi primi due
romanzi, "La sostanza del male" e "Lissy". Sono due noir ambientati l'uno nelle spaventose gole
che sono l'attrattiva turistica in un paese di montagna, l'altro in una malga
isolata della Val Venosta. Entrambi i luoghi celano un mistero doloroso, entrambi
i libri generano una suspense che attrae il lettore.
Ora in
biblioteca abbiamo il nuovo romanzo di Luca
D'Andrea dal titolo L'animale più
pericoloso, fresco di stampa per i tipi di Einaudi. Stavolta siamo in alta Pusteria, tra fitti boschi, al
cospetto di cime famose. Dora è alle prese con le insicurezze adolescenziali ma
ha sviluppato una fortissima coscienza ambientalista, fondata su letture
impegnative. Presa da questi entusiasmi giovanili, scappa di casa per salvare
la tana di una lince, minacciata da un nuovo impianto sciistico. La novella
Greta pusterese, però, è ancora troppo giovane e ingenua: l'amico conosciuto in
chat si rivela ben presto diverso da quello che lei si aspettava. Sulle sue
tracce, parte Viktor Martini, un capitano della stazione dei carabinieri di San
Candido che si trova relegato lassù a scontare un passato poco limpido: è lui,
che ha toccato con mano il male più efferato, a cercare una diversa chiave per
scoprire il segreto di Dora e ritrovarne le tracce. L'impresa è tutt'altro che
semplice perché tutti i protagonisti della vicenda hanno qualcosa da nascondere
e si rivelano sempre diversi e sempre più pericolosi; e non si capisce mai chi
è l'animale più pericoloso. Bisogna calzare gli scarponi per addentrarsi nei
sentieri sconosciuti delle Dolomiti di Sesto e avere il coraggio di scendere
degli abissi dell'animo umano.