Abbiamo due nuovi libri in Biblioteca.
Il primo è Impossibile di Erri De Luca,
edito da Feltrinelli. L’ha letto per noi Arturo che ce lo racconta così:
Non c’è racconto, non c’è
narrazione in questo romanzo, solo un discorso diretto, un colloquio tra due personaggi,
intervallato da lettere d’amore. Il discorso è in realtà un lungo
interrogatorio tra un magistrato ed un anziano escursionista, sospettato di
omicidio. Le lettere d’amore sono quelle che l’anziano scrive, ma non spedisce,
dalla cella di reclusione, in attesa di giudizio, ad una non meglio
identificata “Ammoremio”. L’ipotesi di omicidio è dovuta al fatto che
l’escursionista, che percorreva solitario una scoscesa e pericolosa cengia in
Dolomiti, abbia chiamato i soccorsi per aver avvistato il corpo di un uomo
precipitato; ma il magistrato sospetta che si tratti di un regolamento di
conti, una volta accertato che i due in gioventù erano stati amici e compagni
di lotta; e che il deceduto era poi diventato un collaboratore di giustizia.
Una singolare coincidenza? Un incontro casuale? Al magistrato appare impossibile.
I dialoghi e le lettere all'amata ci rivelano l’animo profondo del protagonista, con i suoi ideali di
uguaglianza, di fraternità, ma soprattutto di libertà, spesso cercata nel suo
andare solitario per montagne e poi ritrovata anche dentro una cella.
Un romanzo insolito, diverso, che fa
riflettere: una lettura da non lasciarsi sfuggire.
Il secondo libro è Ancora dodici chilometri di Maurizio Pagliassotti, ed. Bollati Boringhieri, 2019. Dodici chilometri è la
distanza che separa Claviere, Italia, da Briançon, Francia: è questa la “rotta
alpina”, la via, attraverso l’alta val di Susa e il Monginevro, che i
clandestini seguono per arrivare in Francia e forse oltre, dove sperano di
trovare condizioni di vita migliori. È un libro duro, la narrazione di episodi
tragici, difficile da raccontare in poche righe, perché sono tante le
contraddizioni e le ipocrisie, e tutti i protagonisti sfuggono a qualsiasi
categorizzazione. I “buoni” sono sempre tra virgolette, i passeur lo fanno per
umanità o per lucro? Le chiese si chiudono ai migranti, i gendarmi a volte si
girano dall'altra parte, con aria complice o distratta? Restano alcune immagini
vivide. La marcia inesorabile di un fiume di neri che, in scarpe da tennis e
giubbino di jeans, camminano inesorabili senza sapere dove andare, di notte, sprofondando nella neve,
nel rigore dell’inverno: l’autore li paragona agli alpini della ritirata di
Russia. Rasentano campi da golf e piste da sci dove si divertono i
ricchi, attraversano paesi di montagna spopolati dove i poveri, autoctoni ma
più spesso italiani emigrati dal meridione d’Italia, odiano e combattono i poverissimi
che vengono dall’Africa. C’è poi il rifugio, alle porte di Briançon, dove un “giusto”
accoglie chi ce la fa mentre gli altri sono rispediti indietro dai gendarmi o,
peggio, sono finiti in pasto a lupi e volpi. I migranti non parlano, non si
fidano di nessuno e, anche quando vengono raccolti e curati, appena guariscono
vanno via senza dire una parola, senza un “grazie”.
A Claviere un migrante domanda: “Da che
parte è la Francia?”. Risposta: “Non lo so”. Desolante.